02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

La Pac mette un tetto agli aiuti ... L’Italia rischia di perdere una quota consistente dei 5,5 miliardi di finanziamenti ... Agricoltura. Il 12 ottobre le proposte ufficiali sulla politica comunitaria - Prende corpo il limite ai sussidi per le singole aziende ... Per l’ufficialità bisognerà attendere il 12 ottobre, quando la Commissione Ue presenterà le proposte di riforma della Politica agri-. cola comune (Pac) al Parlamento europeo. Ma le indiscrezioni della vigilia confermano in pieno i timori dell’Italia di perdere una fetta consistente dei circa 5,5 miliardi di euro che ogni anno riceve da Bruxelles, tra aiuti diretti ai produttori e misure di sviluppo rurale. Non a caso ancora pochi giorni fa, nonostante i ripetuti tentativi di migliorare le proposte di partenza della Commissione, il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, spiegava che “abbiamo le nostre buone ragioni per alzare i toni della trattativa, che sarà lunga e faticosa”. In effetti, ameno di improbabile sostanziali modifiche dell’ultima ora, nelle bozze di regolamento c’è quasi tutto quello che l’Italia non avrebbe voluto leggere: a partire da una ripartizione degli aiuti basata sul solo criterio della superficie agricola e non, come ripetutamente chiesto da Romano, sulla produzione lorda vendibile.
I tagli al budget, pur in misura diversa, saranno inevitabili per tutti: la riforma procederà in parallelo con le nuove prospettive finanziarie dell’Unione 2014-2020 che prevedono, nell’ambito di un bilancio complessivo in crescita del 5%, una stabilizzazione dei fondi agricoli a prezzi correnti, e quindi un loro taglio in termini reali. Il necessario riavvicinamento dei sussidi nei nuovi Paesi membri alla media europea costerà poi un ulteriore sacrificio ai partner storici come l’Italia che, calcola il ministero delle Politiche agricole, arriverebbe a perdere il 17,5% (in termini reali) degli aiuti con il nuovo bilancio a regime. Ma c’è di più. Lo scontro più forte che si sta consumando a Bruxelles in questi ultimi giorni che precedono la pubblicazione delle proposte riguarda una norma che prevede l’introduzione di un aiuto a ettaro uguale per tutti i Paesi Ue entro il 2028. Per l’Italia, questo significherebbe un taglio del 35% (calcolato per giunta solamente a prezzi correnti) degli aiuti diretti. Inattesa di vedere se il pressing su Bruxelles produrrà qualche risultato, alcuni elementi chiave della riforma sembrano già definiti. A partire dal tetto agli aiuti più elevati, un vecchio pallino della Commission che però non è mai riuscita a superare le resistenze del Consiglio. E anche in questa occasione alcuni partner hanno già messo le mani avanti, come la Svezia ma soprattutto la Germania, primo contribuente al bilancio Ue che ha fatto sapere al commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, di essere fermamente contraria all’ipotesi. Le ultime bozze però sparano alto:
niente più premi oltre i 300mila euro annui e drastico taglio degli importi superiori ai 150mila euro. Con una riduzione del 20% per gli aiuti fino a 200mila euro, del 40% tra 200 e 25omila euro e del 70% tra 250 e 300mila euro. Oltre, come detto, azzeramento totale. I risparmi derivanti dal plafonamento resterebbero agli Stati membri e dovrebbero essere trasferiti alla politica di sviluppo rurale. L’altro aspetto caratterizzante della nuova Politica agricola è rappresentato dal cosiddetto “greening”. Per portare la “vecchia” Pac più in sintonia con le nuove istanze ambientaliste, il meccanismo immaginato dalla Commissione è quello di vincolare il 30% degli aiuti alla diversificazione produttiva. Un’azienda non potrà dedicare alla stessa coltura oltre il 70% della propria superficie, pena la decurtazione del 30% del premio. Una regola che però (oltre ai dubbi benefici ambientali) per quei Paesi dove le dimensioni aziendali sono ridotte, come l’Italia, rischia di trovare scarsa applicazione. Il pericolo è che qualcuno, tra i più “piccoli”, preferisca rinunciare a parte del premio. Che resterebbe a Bruxelles. Con un’ulteriore perdita di risorse importanti sommate su scala nazionale. Per ora l’Italia è riuscita a escludere dall’applicazione riso e, in parte, le colture permanenti.
Infine, una riserva del 10% del budget nazionale potrà essere destinata ad aiuti specifici legati alla produzione per settori in crisi o situazioni particolari. Oltre al vaglio del Consiglio, la riforma dovrà superare quello dell’Europarlamento, che il Trattato di Lisbona eleva a codecisore anche in materia di agricoltura. E la partenza non sembra delle migliori: «Se le indiscrezioni della vigilia fossero confermate - dice il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro - ci troveremmo di fronte a un testo carente nella parte che riguarda le misure di mercato, che in un momento di crisi e fortissima volatilità dei prezzi dovrebbe essere quella più importante”.


Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su