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Il Sole 24 Ore

Ecco chi sarà mister 10% nel 2012 ... Morellino, Lagrein, Aglianico in controtendenza cresceranno a 2 cifre ... I vini rossi italiani oltre la crisi. Il difficile momento congiunturale che sta attanagliando l’economia mondiale non sembra intralciare il cammino delle grandi “griffe” del vino made in Italy che invece continuano a registrare risultati positivi - soprattutto all’estero - e possono così progettare operazioni di restyling e di rilancio che vanno di pari passo con l’affacciarsi sul palcoscenico di alcuni nuovi protagonisti. Segnali positivi vengono innanzitutto dall’export che, per il vino made in Italy nel suo complesso, registra nel 2011 progressi a doppia cifra (a giugno +15% in quantità e +14% in valore). Insomma un trend favorevole delle vendite che consente ai principali consorzi di tutela italiani di progettare il proprio futuro. A cominciare da una delle vere e proprie “griffe” del vino italiano, il Brunello di Montalcino che sta mettendo a punto un ambizioso piano di sviluppo sui mercati asiatici. “Nella prima metà di quest’anno - spiega il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Ezio Rivella - abbiamo messo a segno un progresso nelle vendite di oltre il 15%: a fine luglio, il Brunello, aveva venduto un milione di bottiglie in più rispetto allo stesso mese del 2010”. Ma al Consorzio di Montalcino non intendono fermarsi. “Stiamo studiano un importante piano di sviluppo focalizzato sul mercato cinese - aggiunge Rivella -. Occorre un’azione promozionale pluriennale. I cinesi devono conoscere il Brunello come hanno imparato a pronunciare la parola “Cateaux”. L’obiettivo è infatti quello di recuperare terreno rispetto ai francesi che hanno scommesso sulla Cina prima di noi”. A Montalcino si cercano nuovi mercati di sbocco, ma anche nuovi spazi di mercato con operazioni di differenziazione. E il caso ad esempio della storica azienda Altesino, del Gruppo Angelini, che ha appena lanciato “Because”, una linea di prodotti cosmetici a base di Brunello. Sulla stessa lunghezza d’onda del grande rosso toscano, non intendono sedersi sugli allori neanche al Consorzio della Valpolicella. In Veneto, infatti, nonostante l’ultimo triennio abbia fatto segnare progressi a doppia cifra continuano a investire per migliorare il territorio e la qualità dei prodotti. “Abbiamo avviato una politica di sostenibilità ambientale delle produzioni - spiega il presidente del Consorzio della Valpolicella, Emilio Pedron - che dovrà coniugarsi con un processo di restyling delle strutture e della ricettività in cantina. Dobbiamo arrivare, attraverso una crescita della qualità dell’offerta, a un migliore posizionamento delle bottiglie. Il tutto sarà poi completato da uno studio approfondito dei mercati per Amarone, Ripasso e Valpolicella che servirà a indirizzare gli investimenti. La nostra denominazione ha vissuto un importante fenomeno di ricambio generazionale e può oggi contare su una forte coesione fra produttori grandi, piccoli e cantine sociali che ritengo sia la base di partenza per affrontare il futuro”. Ma i grandi rossi italiani non sono solo le “griffe”. E all’orizzonte cominciano a profilarsi nuovi protagonisti. L’Associazione degli enologi ed enotecnici italiani (Assoenologi) ha stilato una lista dei ‘mister 10%” ovvero dei vini che nel corso del 2012 possono mettere a segno un progresso superiore al io percento. Fra questi in pole position c’è ad esempio l’Aglianico del Vulture che di recente ha ottenuto il marchio Docg che si affiancherà alla precedente Doc. “Stiamo effettuando una ristrutturazione dell’intera area di produzione - ha spiegato il presidente del Consorzio di tutela dell’Aglianico del Vulture, Teodoro Palermo - che contiamo ci possa portare in pochi anni dagli 1.8 milioni di bottiglie a raggiungere quota 5 milioni”. Ma secondo le stime Assoenologi in crescita appaiono anche il Morellino di Scansano Docg (che può contare su una produzione di u milioni di bottiglie), il trentino Lagrein (3,3 milioni) e il Raboso del Piave (400mila bottiglie). “Si tratta di prodotti - spiega il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli - che stanno incontrando il favore dei mercati nonostante non rientrano in fasce di prezzo medio basse. Segno che i consumatori, e in particolare quelli internazionali, stanno riconoscendo ai rossi ma- de in Italy anche la loro qualità e non stanno premiando le produzioni che competono solo in termini di prezzo”.

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