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Il Sole 24 Ore

Tra silenzi e vigne divine ... A piedi o in bici da Gorizia, la Nizza dell’Adriatico, a Dolegna ... Immaginate una Langa con la luce del Nord Europa, l’ordine asburgico, un verde abbagliante e sfumature slave, e avrete il Collio: vigne che salgono sul dorso di un colle fino a incidere il cielo. Se non volete solo immaginare ma vivere, basta puntare verso Nord-Est, Friuli estremo, prima che si scollini in Slovenia. Non serve neppure l’auto, è una terra placida, di grandi silenzi, e come tale va vissuta: magari in bicicletta (molte le piste ciclabili disponibili), senza fretta, se non quella di vedere orizzonti e vigne e calici divini. Andar per luoghi. Le cantine sono curate come fossero case da abitare, anzi forse di più, ma anche i luoghi sono tesori: nessun monumento da libro di storia ma castelli e piccole chiese, casali e palazzi nobiliari, restituiti con una precisione e un equilibrio di forme che quasi bastano a fare bellezza. Da Capriva (che dovrebbe derivare dallo sloveno kopriva, cioè ortica) si arriva al Castello di Spessa, dove, nel 1773, Giacomo Casanova soggiornò, sedusse e amò “una giovane contadina, molto bella e molto amabile che andava a trovarlo quasi tutte le notti...”. Come dargli torto in mezzo a tanta dolcezza? Poi, Cormòns, la cittadina più grande del comprensorio con vigne da annua- rio (Zegla, Plessiva, Montona e Novali) e Brazzano, con le sue tipiche terrazze e il premio ormai conosciuto nel mondo, quello del Vino della pace. E tutto un sali-e-scendi da Ruttars, che fa da quinta scenografica al Castello di Trussio, fino a Dolegna (il nome in skrveno significa “posta in basso”), la perla del Collio, con le sue chiesette votive (San Leonardo a Scriò, Sant’Elena a Mernico e San Giacomo a Lonzano) e i luoghi dolenti della Grande Guerra
Andar per vini (e cibi). La tradizione di un buon bicchiere nasce ufficialmente nel 1891 quando la Società Agraria Goriziana organizza il quarto congresso enologico austriaco, ma ha radici più antiche. Nel 1616 il veneziano Faustino Moisesso scrive che le truppe della Serenissima conquistavano castelli e poderi e riportavano in Laguna come bottino “vini squisitissimi”. Gli stessi di oggi. E per gustarli tutti i comuni del Collio sono uno scrigno. Partiamo da Gorizia, la Nizza dell’Adriatico, elegante e austera, timida e forte, per raggiungere Mossa, con il Rio Toccai, quello che ha dato il nome al vino omonimo, e con le sue ancone di campagna, spruzzate fra laghetti, boschi e filari di vigna: un percorso ideale per le biciclette. Poi si attraversa Giasbana per arrivare a San Floriano, dove svetta il Castello Formentini e dove fermarsi è un obbligo: la vista da lassù ripagherà i palati più raffinati. Come pure la frutta (ciliegie e pesche soprattutto) e i cibi di queste colline. Dolce e salato, Friuli e Slovenia (e Austria), il confine e la collina insieme nella jota (un minestrone di capucci acidi, patate, fagioli e carne o cotenne di o negli gnocchi di pane o nel gulasch o anche nel kaiserfleisch (carne di maiale fresca, cosparsa di cren fresco e accompagnato da crauti). Per finire con dolci che trovate solo qui: pinza, putizza e gubana. Insomma, come dicono i friulani, bocja cevotu (letteralmente: bocca che cosa vuoi), e cioè sedetevi a tavola, fatevi servire anche un buon bicchiere di Collio Bianco e resterete a bocca aperta. Andar per storia. Ippolito Nievo scrisse che il Friuli è “un piccolo compendio dell’universo”: tutto a portata di mano, mari e monti, colline e laghi, città d’arte e un melting pot gastronomico che sorprende. il Collio è punto di partenza ideale per scoprire alcune delle cittadine friulane più ricche d’arte: Aquileia, nata nel 181 a.C. come avamposto romano verso le Germaniae e poi centro di diffusione del cristianesimo con i suoi mosaici che sono una catechesi orizzontale; Grado e l’antica Basilica di Sant’Eufemia, per arrivare più a nord, a Cividale, prima capitale dei Longobardi in Italia, dovere Alboino arrivò nel 568 d.C. E di certo non aveva il Gois, un’applicazione per iPhone che porta ovunque e segnala cantine, ristoranti e opere d’arte. Anche tutte quelle longobarde (su tutte il raffinatissimo Tempietto longobardo), dove le decorazioni con tralci di vite e grappoli d’uva quasi anticipano il presente felice del Collio.

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