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Il Sole 24 Ore

Prosecco e Franciacorta non solo a Capodanno ... Sempre più-forte il trend di consumi destagionalizzati ... Che all’estero sia forte la voglia di vino italiano è assodato. Ma anche gli spumanti made in Italy non scherzano. Secondo i dati dell’Osservatorio economico vini effervescenti (Ovse) gli spumanti italiani nel primo semestre di quest’anno hanno messo a segno una crescita delle esportazioni del 21% nei volumi e del 22,5% nei valori. Un trend positivo che inoltre sta investendo da vicino tutte le principali categorie di bollicine made in Italy. Il traino principale viene dal fenomeno Prosecco, ma risultati positivi sono registrati anche dalle due Docg della Franciacorta e dell’Asti, dal Brachetto, dalla new entry dello spumante metodo classico dell’Alta Langa e infine dal significativo ritorno del Lambrusco. “Il Prosecco sta ormai da anni inanellando record sui mercati - spiega il direttore dell’Ovse, Giampietro Comolli - e per il futuro le uniche perplessità possono venire proprio sul fronte della gestione di questo successo. L’exploit di mercato infatti ha portato a piantare molti nuovi ettari di vigneti (che dai 16mila del 2010 arriveranno a quota 26mila) che quando andranno in produzione porteranno a un vero e proprio boom dell’offerta. Si prevede infatti che le bottiglie Prosecco dai 220 milioni di quest’anno passeranno a 250 nel 2012 e a 280 nel 2013 per-arrivare a quota 400 milioni nel 2015”.
E chiaro quindi che la chiave per il futuro di volta sarà la gestione dell’offerta della denominazione. Un aspetto che anche la Regione Veneto tiene ben presente visto il recente decreto regionale che ha introdotto un blocco nella realizzazione di nuovi impianti. Tornando agli spumanti italiani nel 2011 indicazioni positive vengono anche dalle bollicine made in Italy realizzate con “metodo classico” (ovvero con rifermentazione in bottiglia) che stanno via via conquistando spazio anche all’estero. E’ il caso ad esempio della Franciacorta Docg, degli spumanti Trento Doc, ma conferme in questo senso vengono anche da new entry come lo spumante Alta Langa metodo classico. -
In forte crescita, soprattutto nei mercati dell’Est europeo è poi il Lambrusco (che nel 2010 ha messo a segno un vero e proprio exploit all’estero: +90%) e gli spumanti rosati metodo Charmat. Vanno bene anche le bollicine dolci come Asti e Brachetto per i quali le maggiori insidie vengono dagli spumanti generici dolci, o dalla tentazione di qualche produttore di svilire l’immagine dei prodotti italiani con bevande a minor contenuto di alcool ma realizzate con le stesse uve del Moscato, del Prosecco o dello stesso Lambrusco. “I dati sulle esportazioni sono molto positivi - spiega Comolli ma questi risultati non devono però farci sedere sugli allori. L’Italia infatti esporta in 70 paesi contro i circa i8o in cui sono presenti gli champagne francesi. Segno questo che ci sono ancora grandi margini di crescita. Spazi che i prodotti italiani possono occupare facendo leva su quello che ormai è diventato il tratto distintivo delle bollicine made in Italy: l’ottimo rapporto qualità-prezzo”.
Il comparto degli spumanti italiani quindi resta molto vivace e non mancano le novità. “Ci sono all’orizzonte alcune piccole produzioni - aggiunge Comolli - che nonostante siano ancora a livello di nicchia, stanno però crescendo a ritmi importanti. Penso al Gavi Docg spumante, all’Ortrugo Spumante Doc Colli Piacentini, al Cruasé metodo classico dell’Oltrepò pavese, al Negroamaro spumante Doc del Salento”. Ma anche in una fase costellata di indicazioni positive non mancano i punti di debolezza come ad esempio la distribuzione delle vendite che restano concentrate nelle festività di fine anno. “Sul fronte della destagionalizzazione della domanda va detto che molto nel recente passato è stato fatto - spiega il responsabile dell’Ovse - soprattutto grazie alla moda degli aperitivi che hanno diffuso il consumo di spumanti anche in altri periodi dell’anno. Tuttavia, questo processo si è un po’ arenato e anzi con la crisi economica e con la minore propensione al consumo delle famiglie stiamo ora facendo passi indietro. Basti pensare che mentre in Italia il 62% delle vendite si concentra negli ultimi 3 mesi dell’anno, questa percentuale è del 50% in Francia e del 40% in Spagna. Sotto questo profilo occorre rilanciare le azioni di marketing e di informazione per promuovere il consumo a tutto pasto altrimenti gli spumanti italiani torneranno a essere vini solo da grandi occasioni”

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