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Il Sole 24 Ore

Siena, il Forum Montepaschi ... Il vino italiano tiene grazie allo sprint dell’export +13% ... Continuano a scendere, anche nel 2011, i consumi divino in Italia, prolungando una scia che ormai si allunga da più di 30 anni: nel periodo gennaio-agosto gli, acquisti nei canali della distribuzione moderna hanno segnato -1%, trainati al ribasso dal segmento dei vini fermi, mentre sono cresciuti del 2% gli spumanti. A “salvare” i produttori italiani resta l’export, che anche quest’anno prenota una crescita a due cifre (+13% nei primi sei mesi) e che rimarrà il main driver della domanda divino italiano nei prossimi anni.
Le prospettive 2012 sui mercati internazionali, però, non sono così brillanti come in passato, soprattutto sul fronte prezzi, sottolinea lo studio Banca Mps-Ismea presentato ieri a Siena, in occasione del secondo Forum Montepaschi sul vino italiano. E il motivo è legato alla natura del nostro export: “L’Italia è ancora il primo esportatore mondiale in volume, ma rischia la “reputazione” perché le aziende negli ultimi anni hanno puntato più sulla quantità che sulla qualità”, ha spiegato Lucia Lorenzoni, dell’area Research di Banca Mps, illustrando numeri che hanno lasciato molti a bocca aperta: dal 2003 al 2010 i volumi esportati divini italiani da tavola sono cresciuti del 9,1%, mentre nello stesso periodo i volumi di vini di qualità (Vqprd) sono diminuiti dell’8,8%. L’export italiano si è dunque modificato a favore dei vini meno pregiati e meno costosi, ha sottolineato la ricercatrice, e questo è un fattore che oggi ci rende più vulnerabili all’estero; soprattutto fuori Europa. E infatti per il 2012 la maggioranza del campione di produttori intervistati dall’Osservatorio Mps prevede una dinamica dell’export contenuta entro il +5%.
“Dobbiamo rivedere le strategie di export degli ultimi anni basate soprattutto sulle quantità - ha concluso Lorenzoni - e puntare di più sulla qualità che all’estero è percepita come prezzo”. L’altra grande sfida per i produttori divini italiani, sottolinea lo studio, sarà quella degli investimenti in marketing e comunicazione. “Sul mercato occorre la qualità, che negli ultimi anni è cresciuta- ha detto Matteo Lunelli. Presidente delle Cantine Ferrari - ma anche l’identità, e dunque bisogna costruirsi una immagine”. “Noi facciamo vini buoni, il problema è farlo sapere al mercato”, ha aggiunto Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini. La comunicazione è difficile soprattutto nei grandi mercati emergenti come la Russia, il Brasile e la Cina, dove l’export italiano è in crescita. “Attenti però a pensare che Cina e Brasile risolveranno i problemi del nostro settore - ammonisce Cesare Cecchi, consigliere dell’Unione italiana vini - perché oggi l’export divini in, Cina è pari a quello in Norvegia. Per andare sui grandi mercati si deve fare sistema, perché c’è ancora troppa dispersione delle risorse”. Non sono mancati comunque, secondo il vicepresidente di Banca Mps Ernesto Rabizzi, sono invece i finanziamenti al settore vitivinicolo: nel 2011 la banca senese ha erogato 1.350 milioni, di cui 256 milioni nella solo provincia di Siena.

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