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Il Sole 24 Ore

Pac. Marini (Coldiretti): Il Paese perde 250 milioni L’anno Battaglia sui fondi agricoli Ue ... Di fronte al realismo dei numeri, non se le sono mandate a dire. Ieri la Coldiretti ha chiamato a raccolta i protagonisti del negoziato europeo per la riforma della Politica agricola comune, nel quale “l’Italia, sulla base delle proposte attuali, perde 250 milioni di euro all’anno - ha ricordato il presidente dell’associazione agricola, Sergio Marini -. In tutto, fanno 1,4 miliardi. Non è giusto perché siamo il paese che si è impegnato di più in termini di sicurezza e qualità, e ora ci ritroviamo a essere i più penalizzati. Se usiamo come riferimento solo la superficie, senza correttivi, si favoriscono solo nuove rendite fondiarie”. Ma il vero affondo nei confronti del commissario europeo Dacian Ciolos, firmatario della proposta, è arrivato dal ministro delle Politiche agricole, Mario Catania. Incassata l’apertura della Commissione sulla discrezionalità per gli Stati membri nella definizione della platea dei beneficiari dei sussidi (“Chi non fa niente non avrà più aiuti”), il ministro è andato dritto al cuore del problema: “Questa trattativa è inserita nel più ampio contesto del negoziato sul bilancio europeo, dove l’Italia parte da un livello di contribuzione netta incredibilmente elevato:
versiamo il 14% del bilancio Ue e riceviamo appena il 10% - ha sottolineato Catania-. Uno scarto enorme non giustificabile in alcun modo, si tratta di miliardi annui che trasferiamo verso altri paesi che probabilmente, nel frattempo, hanno raggiunto un Pil pro capite più elevato del nostro. Questo macigno va fatto pesare anche sul tavolo del negoziato agricolo”.
Un tavolo con al centro una proposta “che sembra concepita con 7 annidi ritardo, senza tener conto del nuovo scenario di fortissima volatilità dei prezzi e con aiuti spalmati su tutta la superficie agricola, senza tenere conto delle differenti tipologie produttive e con poca attenzione a chi fa impresa”.
Ma di fronte alla richiesta di inserire tra i criteri di riparto dei fondi anche il valore della produzione (l’Italia produce il 13% del totale Ue avendo solo il
7% della superficie agricola), Ciolos ha replicato invocando la necessità di criteri oggettivi validi per tutti i27 partner europei, e mettendo da parte la diplomazia ha chiesto “dov’era l’Italia in questi tre anni nei quali abbiamo costruito la riforma? Se avessi registrato una maggioranza a favore del criterio produttivo oggi la situazione sarebbe diversa”. E comunque, non è detta l’ultima parola, visto che per la prima volta la riforma dovrà passare al vaglio anche del Parlamento europeo. Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura di Strasburgo, ha annunciato battaglia su almeno tre fronti: “Meno burocrazia, più flessibilità nella distribuzione dei fondi all’interno degli Stati membri e una definizione soddisfacente dei veri agricoltori ai quali riservare-gli aiuti europei”.

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