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Il Sole 24 Ore

Se l’Italia perde i pezzi pregiati ... Casa Gancia diventa Casa Russia, ultima di una lunga lista di cessioni a stranieri del nostro agroalimentare. Il patriottismo economico non c’entra, ma in Italia ci sono solo due giganti del settore, Barilla e Ferrero, molte eccellenze di medie dimensioni e nicchie di altissima qualità. Elementi che da soli non bastano a reggere l’onda d’urto potenziale di acquirenti ricchi di liquidità, i soliti cinesi, indiani, russi ed emiri. Il 2012, annodi recessione per
nostra economia, come ha evidenziato ieri il rapporto del Centro Studi Confindustria, è un anno da tenere d’occhio: la possibilità di uno shopping a oltranza del nostro Made in Italy, alimentare e non, è tutto fuorché remota.
Parmalat a Lactalis, Brioni a Ppr, Gancia al russo Tariko, Ferretti ai cinesi di Shig, forse un altro brand dell’abbigliamento, il Gruppo Sixty, anch’esso ai cinesi. Questo per restare ai più recenti, senza far scorrere il film della grande chimica italiana, scomparsa da decenni. Della mancanza di politica industriale si è scritto ampiamente su questo giornale, e neanche si può aspettarla all’infinito.
Quel che rattrista, in fondo, non è tanto il passaggio in mani straniere del nostro patrimonio industriale, ma il fatto che ciò sia avvenuto in mancanza di valide alternative (di mercato) da parte italiana, come in Parmalat.

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