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Il Sole 24 Ore

L’agricoltura mette in salvo un miliardo ... Con la solita corsa contro il tempo di fine anno le Regioni italiane sono riuscite a evitare il disimpegno automatico dei fondi comunitari destinati allo sviluppo rurale. Il cosiddetto secondo pilastro della Politica agricola comune (accanto al primo degli aiuti diretti al reddito e delle misure di gestione dei mercati), che garantisce il cofinanziamento delle spese per la competitività e le strutture aziendali, premi agroambientali a sostegno alla diversificazione dell’attività agricola delle imprese. A rischio c’era quasi un miliardo di euro: perderlo sarebbe stato un peccato doppio in tempi di tagli a livello nazionale e imminenti anche in ambito comunitario, e con le imprese in pesante crisi di redditività (nonostante gli ultimi dati Eurostat segnalino una ripresa dei redditi reali nelle campagne italiane più veloce rispetto alla media europea).
La regola comunitaria prevede che le risorse non spese entro due annidi tempo dallo stanziamento tornino automaticamente nelle casse di Bruxelles. Una norma che ha messo in crisi la capacità di molte Regioni fin dalla sua introduzione nel 2006. Con l’aggravante che nella nuova programmazione, se una Regione resta indietro, i “suoi” fondi non possono essere trasferiti, come avveniva in precedenza, ad altri piani di Regioni più virtuose e con i conti in ordine. Un paletto contro cui si era speso a suo tempo proprio il ministero delle Politiche agricole, incontrando sempre, però, la ferma opposizione delle Regioni che rivendicavano la propria competenza esclusiva nei rapporti con i fondi strutturali della Ue.
E dire che decisiva, questa volta, è stata proprio l’azione del ministero che, di fronte al rischio disimpegno, si è attivato affiancando le Regioni più in difficoltà e consentendo di velocizzare le istruttorie e armonizzare le procedure di pagamento. Anche se il ministro, Mario Catania, ha evitato di infierire:
“Negli ultimi 50 giorni sono stati erogati 927 milioni di euro di contributi pubblici, corrispondenti ad una quota comunitaria di 492 milioni di euro - ha Sottolineato ieri, a obiettivo raggiunto, Catania -. Si tratta di un risultato di grande rilevanza che, se da un lato premia gli sforzi compiuti negli ultimi mesi dal ministero, dalle Regioni, da Agea e dagli altri organismi pagatori, dall’altro lato evidenzia la dinamicità degli imprenditori agricoli italiani, che hanno cercato di sfruttare al meglio le opportunità offerte dai Programmi di sviluppo rurale per migliorare la competitività delle proprie aziende e cercare di superare al più presto una delle crisi più difficili degli ultimi anni”.
Va detto comunque che se di fatto l’obiettivo di spesa per evitare il disimpegno è Stato raggiunto da tutte le Regioni, fanno ancora formalmente eccezione il Molise e la Basilicata, per le quali sarà necessario attendere la contabilizzazione dei pagamenti che saranno effettuati nel corso di questa settimana. E se per il Mouse sembra trattarsi davvero di una pura formalità, più difficile appare la situazione della Basilicata che deve ancora superare una serie di verifiche sugli ultimi impegni assunti. Nell’ultimo mese e mezzo i risultati migliori sono invece quelli fatti registrare da Sicilia e Campania, con pagamenti pari rispettivamente a 174 milioni di euro (di cui 114 di quota Ue) e 106 milioni di euro (61 di quota Ue).
Per avere un ordine di grandezza, la politica di sviluppo rurale garantisce alle imprese agricole italiane quasi 18 miliardi di contributi pubblici, tra fondi comunitari e nazionali, considerando l’intero periodo 2007-2013. L’avanzamento medio della spesa, nonostante l’ultima accelerazione, supera appena il 33 per cento. Per l’Italia sarà fondamentale presentarsi con le carte in regola al tavolo europeo dove si dovranno discutere i criteri per la ripartizione del futuro budget 2014-2020. A Bruxelles la partita è appena cominciata.

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