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Il Sole 24 Ore

Cibo e cultura, gli chef trainano i turisti gourmet ... L’abbinata vino-specialità locali è molto efficace se unita all’ospitalità di elevato standing ... Le ricerche sui turisti interessati all’Italia sono una cartina di torna sole sull’importanza del cibo, sempre ai primi posti tra le opzioni che portano a scegliere il Buon Paese. Una ricerca Coldiretti del settembre scorso, ad esempio, stima in miliardi il giro d’affari italiano del turismo enogastronomico. Il Mangiarbere è un medium per gli stranieri, malo è diventato anche per gli italiani quando scelgono le mete per un week-end o per le vacanze estive o invernali. L’accoppiata territorio-cibo (in cui va compreso anche e, soprattutto, il vino) ha un’attrazione formidabile se, oltre alle bellezze paesaggistiche, alle pietanze e al vino, viene completata dall’ospitalità, ovverosia dalle strutture alberghiere, un settore in crescita ma forse, qua e là, non ancora sufficientemente attrezzato.
Ormai, vista la concorrenza internazionale, non è più possibile puntare solo sulla posizione geografica o sulla bellezza del luogo, è necessario allargare le opzioni attrattive Lo dimostrano i risultati ottenuti negli ultimi anni dal comprensorio dell’Alta Badia (Corvara, San Cassiano, Armanterola) dove già erano presenti fattori medium importanti per un turismo della neve (splendide località, un numero notevole di piste, disponibilità di posti letto, ottimi servizi) e anche per le vacanze estive, ma il balzo, rispetto alla concorrenza, è arrivato. dalla ristorazione. In particolare tre hotel: la Perla di Corvara, Hotel Ciasa Salares e Hotel Rosa Alpina di San Cassiano hanno puntato decisamente sulla qualità dell’offerta gastronomica, in primis sulla colazione del mattino (di cui la media qualitativa negli alberghi italiani anche stellati è davvero mediocre) e quindi sui loro ristoranti stellati (La Stua di Michil, St.Hubertus, Siriola), divenuti noti a livello internazionale. La cucina è diventata una freccia aggiunta per attrarre il turista, amante della montagna, ma al tempo stesso gourmet; una politica che ha quindi “creato “ulteriori attrazioni, a cominciare dalla chefs cup, manifestazione che si svolge in un periodo di gennaio, giudicato “morto” per gli alberghi, dove le kermesse dei cuochi stellati sono diventate trainanti per un pubblico non abituale degli sport invernali.
È chiaro che non è facile creare un distretto turistico gastronomico, ma sempre più in diverse aree del paese si nota la ricerca da parte della hotellerie di attrarre con la ristorazione di qualità. Tra i primi a crederci è stato l’imprenditore Vittorio Moretti che ha creato ad hoc il complesso dell’Albereta ad Erbusco (Brescia), chiamando il più celebre chef italiano Gualtiero Marchesi, quindi in un secondo tempo creando in Toscana, in località Badiola di Castiglion della Pescaia, il complesso L’Andana dove il ristorante è gestito dallo chef più stellato, il francese Alain Ducasse. E chiaro che il successo di questo modello vincente abbia un seguito al San Domenico di Taormina dove ha avuto successo il ristorante Principe di Cerami, così come il ristorante del Pellicano di Porto Ercole e ancora la Certosa di Maggiano a Siena con lo chef del ristorante “il Canto” di Paolo Lopriore. E che dire, inoltre, del grande potere di attrazione di turisti internazionali dello chef Heinz Beck del ristorante La Pergola dell’Hilton di Roma o del Verdura di Sciacca che ha chiamato addirittura Fulvio Pierangelini?

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