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Il Sole 24 Ore

Montalcino cresce grazie al suo Brunello ... Viaggio nel[a terra del. Bordeaux d’Italia, dove il turismo del. vino è in torte crescita grazie anche a un calendario fitto di eventi ... Anche quest’anno il vino dell’ultima vendemmia si potrà degustare solo tra cinque anni, ma gli esperti hanno già stabilito che il Brunello 2011 sarà un vino d’eccellenza, degno delle quattro stelle. Non le cinque del Brunello 2007, della Riserva 2006 e del Rosso 2010, ma comunque un prodotto di alta qualità: il caldo torrido della scorsa estate ha imposto di raccogliere le uve un paio di settimane prima del previsto, da qui la stella in meno. Ora si dovranno attendere i cinque anni previsti dal disciplinare (sei per la Riserva) per assaggiare il Brunello 2011 e avere la conferma della qualità del vino “che sarà certamente eccellente - osserva Guido Orzalesi di Altesino - anche se, a causa del caldo eccessivo, avrà un. po’ più di alcol e sarà un po’ meno tipico”. Intanto qualche settimana fa sul muro esterno del Palazzo Pubblico di Montalcino è stata posata la piastrella celebrativa dell’ultima vendemmia, disegnata da Salvatore Ferragamo: rappresenta una composizione floreale in cui le foglie di vite, i pampani e i grappoli fanno da sfondo a un bicchiere e una bottiglia divino.
Al di là dell’iconografia, nel 2011 e nel primo bimestre di quest’anno il vino di Montalcino ha continuato a conquistare consumatori sulle tavole di molti paesi. Per il 2011 il Consorzio locale ha stimato una crescita del giro di affari dei vini di Montalcino del 10%, a poco più di 163 milioni. Il Brunello oramai sfiora la boa dei dieci milioni di bottiglie, con ricavi superiori ai in milioni, e il Rosso è arrivato a quota 4,5 milioni bottiglie, per 22,5 milioni di giro d’affari. Ma la ricchezza del territorio va ben oltre il vino, anzi il vino è l’esca per attrarre ogni anno decine di migliaia di turisti che nei loro percorsi enogastronomici scoprono una Montalcino collinare, in una zona ricca di storia e dal paesaggio incontaminato. L’Unesco l’ha compresa nel patrimonio dell’umanità.
Il Consorzio del Brunello calcola che l’anno scorso tra pernottamenti e pasti serviti in alberghi, agriturismi e ristoranti il business sviluppato abbia superato i 27,5 milioni. Negli ultimi anni l’ascesa del Brunello di Montalcino è stata vertiginosa: nel 1980 produce- va a stento 63mila bottiglie. E per il futuro? Qualche nuvolone si addensa sullo splendido paesaggio di Montalcino. “E non è solo la batosta del palloncino - parla fuori dai denti Ezio Rivella, presidente del Consorzio del• Brunello - Il mercato domestico langue, per fortuna che tira da matti l’export, anche nel 2012. Tuttavia alcune aziende sono in crisi per la gelata del credito: avevano fatto il passo più lungo della gamba”. E anche la banca storica del Senese, l’Mps, è diventata estremamente selettiva sui nuovi fidi. “Le banche ora ti sollecitano persino ad utilizzare i fidi - interviene Giovanna Neri, laurea in legge ma agricoltore per scelta e proprietaria del Col di Lamo - altrimenti te li ritirano. Ma in generale è difficile trovare finanziamenti per programmi di sviluppo”. “La gelata - precisa Giampiero Pazzaglia, ad di Tenuta di Argiano - è iniziata a luglio: sugli affidamenti non ci sono problemi ma sui programmi di sviluppo c’è una chiusura totale. Non se ne parla nemmeno. La mia azienda ha rinviato un investimento da 500mila euro per l’indisponibilità delle banche”. Orzalesi lamenta: “Le banche non rinnovano più nemmeno le cambiali agrarie” che servono a gestire la liquidità. Pazzaglia invece ammette che “qualche Credito cooperativo concede le cambiali agrarie ma la nostra banca di riferimento se ne guarda bene”. E si lascia scappare: “Fino a tre anni fa avevo la fila di banchieri che mi offrivano finanziamenti, ora davanti a un progetto di sviluppo sorridono”.
Andrea Machetti, ad di Mastrojanni (gruppo Illy), ribadisce “le enormi difficoltà generate dal credito col contagocce. e dalla febbre dei tassi. Sono molto selettive sul tuo livello di solvibilità e i criteri si sono molto irrigiditi. Oggi i tassi correnti sono del 7% e anche sugli anticipi di fattura si è arrivati al 4%. In un business di lungo periodo come quello vitivinicolo i tassi elevati finiscono col paralizzare lo sviluppo delle aziende”. Per fortuna che la forza dell’export, specie nel nord America, tiene in piedi tutto. “Alla fine di febbraio - conclude Pazzaglia - ho già realizzato il 25% del fatturato”. Neri conferma la vivacità della domanda internazionale, tuttavia “questi risultati li otteniamo perché giriamo il mondo come trottole. E non bisogna mollare la presa, anzi vanno rafforzare le missioni collettive all’estero, specie nei paesi emergenti”.

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