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Il Sole 24 Ore

Vinitaly apre le porte al mondo ... Per la prima volta produttori provenienti da Uzbekistan, Moldavia e Azerbaijan ... Vinitaly all’insegna dell’euforia. Il più visitato salone internazionale dedicato a vini e distillati si apre oggiper gli operatori in un clima di grande ottimismo grazin al crescente successo riscosso dal vino italiano sulle tavole di tutto il mondo e che quest’anno a Verona ha prodotto un riconoscimento indiretto: la crescita del 70% degli espositori esteri.
La 46esima edizione di Vinitaly (da oggi al 28marzo alla Fiera di Verona) registra l’overbooking con 4.200 piccoli e grandi produttori che incontreranno buyer in arrivo da oltre cento Paesi. Tra i 156 espositori esteri anche una settantina di produttori francesi, i “maestri” che solo ora hanno iniziato a percepire l’importanza della manifestazione veronese (la scorsa edizione ha richiamato 150mila visitatori) e il fatto che non possono più sottrarsi al confronto con i produttori italiani di qualità, che del resto ritrovano puntualmente a Bordeaux con Vinexpo e a Dusseldorf con ProWein. Quest’anno a dare maggior respiro internazionale alla kermesse veronese per la prima volta ci sono produttori provenienti da Uzbekistan, Moldavia, Azerbaijan e Armenia oltre ai “tradizionali” espositori sloveni, americani, spagnoli e argenti- al. Gli stranieri sono attratti dal mercato italiano (che però è declinante) e dall’opportunità di incontrare i buyer provenienti da oltre cento paesi.
Il 2011 l’anno del record storico per il nostro export con 4,4 miliardi (+12%) e 24 milioni di ettolitri: oramai di vino italiano se ne consuma più sulle tavole dei mercati esteri che nel nostro paese. Come spiegare il successo? “La riforma dell’Ocm vino - osserva Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini - ha spinto gli imprenditori italiani a mettersi insieme e fare squadra. Gli interessi particolari sono stati superati dalla voglia di centrare i grandi obiettivi sui mercati internazionali. E questo spiega la grande evoluzione degli ultimi anni delle società vitivinicole”.
Per Simone Pallesi, ad di Castiglion del Bosco (che fa capo a Massimo Ferragamo), “c’è stato un processo di forte selezione imprenditoriale, imposto anche dalla necessità di contrastare il declino dei consumi interni con una forte proiezione internazionale. Nel caso del Brunello il Consorzio ha avuto un ruolo ma c’è ancora tanto da fare rispetto ai piccoli produttori che non hanno la struttura adeguata per andare all’estero”. Ma anche Vinitaly è “fondamentale - sostiene Ettore Riello, presidente di Veronafiere - per la promozione del vino in Italia e all’estero. E l’edizione 2012, che vede l’incremento degli espositori diretti e totali, presenta le novità per renderla un evento più orientata al business. A cominciare dal cambio della data: si passa infatti a una rassegna più breve di un giorno e concentrata da domenica a mercoledì invece che da giovedì a lunedì. Una soluzione pensata per ottimizzare le iniziative dedicate all’incontro tra espositori e i buyer. con più spazio agli operatori del canale horeca e ai sommelier”. Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, ribadisce che “Vinitaly 2012 ha rinnovato il format per garantire maggiori opportunità di business e sempre più presenze internazionali, come dimostrano l’apertura ai mercati emergenti e l’attenzione allo sviluppo di nuovi settori. In proposito debutta ViViT - Vigne, Vignaioli, Terroir, la rassegna dedicata ai vini da agricoltura biologica e biodinamica che ha anticipato la decisione Ue di riconoscere le etichette bio dalla prossima vendemmia”.
A Vinitaly tornano poi le degustazioni, con Taste Italy che si arricchisce della collaborazione di Doctor Wine, alias Daniele Cernilli, senza dimenticare Tasting Ex...Press e Trendy oggi, Big domani. Il Gambero Rosso presentai375 vini premiati con iTre Bicchieri, mentre a Civiltà del Bere il compito di guidare la degustazione “Dipadre in figlio: il passaggio generazionale nelle grandi famiglie del vino”. La Valpolicella è poi protagonista della retrospettiva “Trent’anni di Amarone d’Arte” e “Le grandi biografie del vino” di Ais Bibenda si concentrano sulle cantine Gaja, Florio, Tenuta dell’Ornellaia e Frescobaldi. Ogni rosa però ha le sue spine e anche il vino non riesce a esprimere a pieno il suo potenziale di sviluppo a causa del credit crunch. Le aziende agricole, secondo i dati elaborati da Fedagri Confcooperative su rilevazioni della Banca d’Italia, sostengono nel breve periodo quasi il doppio del costo del denaro, a parità di importi e durata di prestiti richiesti. “Nel mondo del vino – osserva Maurizio Gardini presidente di Fedagri-Confcooperative e di Conserve Italia - il problema del circolante è esasperato da un ciclo lungo che varia da i mesi a 3,5 anni. E poi il vino sconta tempi di pagamento lunghissimi, fino ai 365 giorni della ristorazione”.
“Le disponibilità di risorse finanziarie sono calmierate - interviene Ettore Nicoletto ad di Santa Margherita - e vedo tante piccole e medie imprese con buoni progetti che però non riescono ad accedere al credito. Il mio gruppo, la Zignago Holding, non ha problemi perché è grande e con una governance chiara. Questo ci ha permesso d’investire 51 milioni negli ultimi sei anni, più sei stanziati per il 201.2”. Di questi temi si parlerà domani nel corso della tavola rotonda promossa da Fedagri-Confcooperative dal titolo “Diamo credito al vino italiano” nell’ambito di Vinitaly. Tornando ai dati di FedagriConfcooperative, rispetto ai circa 76 miliardi di finanziamenti bancari in essere nell’agroalimentare allo scorso settembre si registravano sofferenze per 6 miliardi; due anni prima le sofferenze si attestavano intorno ai 3,6 miliardi. C’è stato quindi un balzo del 70%. “La situazione-aggiunge Gardini - è lievemente migliorata negli ultimi mesi grazie a finanziamenti a breve, non rinnovabili, ma per quelli oltre i tre anni scatta il contagocce. Oggi si pagano 600-60 basic point più l’euribor e le spese: alla fine il tasso medio è l’8%. Un livello insostenibile”.

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