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Il Sole 24 Ore

Se un buon bicchiere aiuta il nostro export ... La cultura vitivinicola aiuta anche le nostre esportazioni. Nel 2011 vino made in Italy ha toccato il massimo storico con 4,4 miliardi di euro di export. Oramai le vendite all’estero assorbono oltre il 50% della produzione e quello vinicolo è uno dei pochissimi business in cui le aziende continuano ad assumere. I risultati generali premiano la qualità crescente del nostro prodotto che riscuote grande successo in Europa come negli Stati Uniti. Si spera anche nei nuovi mercati. Intanto Mediobanca fa il punto della situazione nel suo report annuale rilevando che gli utili delle società vitivinicole sono addirittura raddoppiati a 138 milioni. L’Italia esporta ancora tanto prodotto sfuso ma crescono le quote di mercato (e l’immagine) del Barolo, del Brunello, dell’Amarone, del Chianti, del Prosecco e persino delle bollicine, in diretta (e durissima) concorrenza con lo champagne. Se c’è una lezione da trarre dall’evoluzione di un business della old economy è proprio quella della qualità e della ricerca. Solo offrendo prodotti differenziati e ad alto valore aggiunto è possibile insidiare i vecchi leader e conquistare il primato mondiale.

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