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Il Sole 24 Ore

Marchesi Antinori rilancia sul Chianti ... “Massì. Quando abbiamo deciso di realizzare questa nuova cantina, che farà anche da quartier generale del gruppo, ho pensato alla vecchia polemica con Bartolo Mascarello. Aveva ragione lui. Era proprio bruttina, quella nostra costruzione nell’area industriale di Alba, edificata in fretta vicino all’edificio originario di Prunotto, un produttore che avevamo appena comprato”. Piero Antinori, marchese per nascita e imprenditore del vino per vocazione e professione, ricorda con compassata nostalgia la vecchia discussione che, nel 1999, lo ha visto contrapposto a uno dei nomi mitici del barolo piemontese, la cui vis polemica ha caratterizzato per decenni il mercato e la cultura del vino del nostro Paese (celebrile invettive contro l’uso della barrique e contro l’Italia politicamente e sfrontatamente berlusconiana).
Qui a San Casciano Val di Pesa, in località Bargino, procedono i lavori per la nuova sede della Marchesi Antinori, progettata dall’architetto fiorentino Marco Casamonti, con un affaccio suggestivo sulle colline del Chianti. “Si tratta di un investimento finanziario considerevole - spiega Piero Antinori - non inferiore a cento milioni”. Una operazione che ha anche una valenza organizzativa: con l’autunno verranno concentrati, al Bargino, gli uffici che oggi si trovano a Firenze. Una operazione che, naturalmente, sconta tutti i difetti del Sistema Paese. “L’azienda che all’inizio aveva vinto la gara per realizzare la cantina e gli uffici è fmita in concordato - dice Renzo Cotarella, amministratore delegato - e dunque abbiamo affrontato dei ritardi”. Ma, al di là della naturale patologia italiana, con questo investimento si modifica la fisiologia organizzativa dell’azienda. “Si tratta di un elemento di razionalizzazione - osserva Cotarella - dato che la nostra azienda ha sempre avuto la tendenza a concentrare le proprie unità organizzative intorno ai vigneti. Dunque, alla fine, rischiavamo di avere disallineamenti e diseconomie fra una parte e l’altra del gruppo. Così, invece, dovremmo procedere con una migliore efficienza”.
I temi dell’efficacia dell’azione manageriale e della produttività sono essenziali, in una delle realtà del wine business più strutturate di una economia italiana che ancora oggi soffre il nanismo dimensionale e la scarsa formalizzazione dei processi decisionali e industriali, o meglio agro-industriali, di molti produttori. La famiglia toscana è sempre stata inserita dentro agli equilibri del potere finanziario italiano, tanto da avere avuto una storica partecipazione nella società assicurativa Fondiaria (insieme alle altre famiglie fiorentine, come i Pecci) e da avere intessuto un rapporto stretto con la Mediobanca di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi, che in un certo passaggio ha ari- che svolto il ruolo di Haus Bank.
Oggi la Marchesi Antinori, con il core business del vino, fattura circa 140 milioni all’anno. “Operiamo in un mercato complesso - nota Antinori, che è presidente del gruppo - dato che, in Italia, ci confrontiamo con una struttura della concorrenza frazionata e pulviscolare, mentre all’estero dobbiamo misurarci con gruppi molti più grandi, che possono realizzare economie di scala e hanno una capacità di penetrazione sui mercati globali per noi impensabili”.
Sul mercato internazionale, da 35 anni, è cambiato davvero tutto, “Ricordo ancora- dice Antinori - il concorso di Parigi del 1978, quando si impose, fra la sorpresa di tutti, un vino californiano”. Da allora, la globalizzazione del vino è diventata una realtà. Globalizzazione commerciale. Nuovi paesi produttori. Rischio di omogeneizzazione del gusto, in coerenza con gli standard e il mood dei mercati a maggiore tasso di crescita. “È fondamentale - nota Cotarella - riuscire a mantenere la propria identità e, allo stesso tempo, imporla sui mercati. Basta pensare quanto è importante, per un’azienda come la nostra come per tutto il settore italiano, il mercato americano, che cresce a un ritmo compreso fra il 3 e il 4% all’anno, sulla spinta del MidWest, dove la cultura del vino sta prendendo poco alla volta piede”. Negli Stati Uniti Antinori fattura circa 25 milioni. In Napa Valley la famiglia toscana ha una azienda agricola (“una delle poche sulle colline californiane, la maggioranza delle vigne si trovano in pianura”, ricorda Antinori), che produce un rosso e un bianco. “Adesso - spiega Cotarella - manderemo sul mercato la riserva del rosso, 5mila bottiglie in tutto. Per noi sarà un test importante”.

Paolo Bricco

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