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Il Sole 24 Ore

Il vino italiano nel mirino russo ... L’americana Constellation Brands rileva il marchio Ruffino e l’affitto dei terreni … Il vino italiano nel mirino dei capitali internazionali. Un riconoscimento alla qualità, ai brand e alle capacità imprenditoriali delle cantine italiane che, con una quota del 22% del mercato mondiale, sono diventate l’oggetto del desiderio di molti investitori esteri. Tanto da superare anche le remore legate a un sistema paese oppresso da burocrazia e pastoie procedurali di ogni genere. Il tycoon russo Roustam Tariko che, recentemente ha acquisito il gruppo Gancia valutandolo 100 milioni di euro (compresi 30 di debito), ora dichiara al Sole 24 Ore: “Stiamo sondando tre società vitivinicole italiane. Inutile nasconderlo: i brand italiani del vino esprimono un fascino incredibile e sul mercato internazionale si può andare soltanto con un gruppo ben coordinato, con una grande rete distributiva e soprattutto multibrand”.
Quanto è disposto a mettere sul tavolo lo zar della vodka? “Ovviamente - risponde Tariko - non ho voglia di fare regali a nessuno, riconosco il giusto prezzo. I soldi non sono un problema se ci sono qualità e brand: mi interessano vino e alcol ma anche le banche italiane che ritengo abbiano potenzialità di crescita e oggi sono a buon mercato. Complessivamente sono in grado di mobilitare dai 300 ai 500 milioni di euro”. Non è un po’ troppo anche per lei? “Io non esagero mai in queste cose - replica, secco, l’imprenditore russo (che parla un ottimo italiano e legge abitualmente la stampa) - e credo che la mia storia imprenditoriale lo dimostri”. Del resto la sua società di distribuzione Russian Standard Corporation sta completando l’acquisizione di una società americana che opera in Russia.
Il caso Gancia non è isolato. Recentemente il controllo dell’italiana Ruffino è passato alla multinazionale americana ConstellationBrands che bari- conosciuto 50 milioniper il marchio Ruffino e un contratto di affitto esclusivo ventennale per i terreni e la produzione (Riserva Ducale, Chianti classico Riserva, Brunello di Montalcino Greppone Mazzi, Modus) di sette tenute.
Ma qualè lo stato di salute delle cantine italiane? Ottimo, secondo l’ultimo rapporto di Me diobanca. Le prime 107 società fatturano circa 5 miliardi (+9%) inoltre negli ultimi bilanci hanno quasi raddoppiato gli utili a 138 milioni e il ritorno sugli investimenti è salito al 10%.
“La voglia di vino italiano - osserva Massimo Ferragamo, della famiglia della maison di modama anche imprenditore vinicolo - è talmente forte che gli stranieri superano l’avversione per le storture del sistema Italia”. Nove anni fa Ferragamo ha rilevato a Montalcino una tenuta di 55 ettari e oltre a produrre Brunello, Rosso, olio e miele ha sviluppato un business ricettivo investendo, secondo autorevoli osservatori, un centinaio di milioni di euro. “Sono stato avvicinato - rivela Ferragamo - da un investitore estero che voleva rilevare una quota di Castiglion del Bosco. Ma ho preferito declinare l’invito e continuare a fare autonomamente il mio lavoro”.
Michael Petteruti, vice presidente di Palm Bay, grande importatore americano di otto marchi italiani di vino (tra cui Ferrari dei Lunelli), osserva: “Il grande successo del vino italiano è indubbio e tende a crescere. Il caso Constellation Brands è emblematico anche se la società fa capo a interessi internazionali e non solo americani. Ma non escludo che agli investitori americani venga voglia di assicurarsi qualche cantina italiana”. “Nel mirino ci sono le piccole e medie aziende - avverte Giovanni Geddes de Filicaja, ad della toscana Marchesi de’ Frescobaldi - Quelle più grandi sono meglio strutturate e resistenti sia per affrontare i mercati internazionali sia per non cedere alle lusinghe delle maxi offerte. Comunque gli investitori cercano società con forti brand aziendale oppure che fanno capo a brand collettivi, come l’area del Brunello di Montalcino o del Barolo”.

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