02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Rinascono i vitigni dell’Etna ... È partita la rinascita del vino dell’Etna Dopo anni di semiabbandono, grazie all’assegnazione gratuita dei diritti di impianto da parte della Provincia di Catania, si è aperta una nuova stagione per la viticoltura locale e siciliana,trainata dalle ottime prospettive dell’export e dalla crescita dell’enoturismo e dell’ospitalità di alto livello. Nell’area, su una superficie di 600 ettari, sono in corso investimenti per 100 milioni di euro. Messi in campo sia da aziende storiche dell’isola che da altre più giovani. Lo conferma il presidente di Assovini Sicilia Antonio Rallo, che guida dal 2011 un organismo con 67 imprese aderenti - il 70% di quelle regionali - 45 milioni di ettolitri prodotti, e un fatturato di 250 milioni. “Il microclima particolare, la varietà di vitigni presenti e il rilancio di gioielli come il Nerello Mascalese o il Carricante - spiega Rallo, titolare del marchio Donnafugata di Marsala - sono alla base di questa ripresa d’interesse, insieme alla scelta della Provincia. La rinascita della viticoltura dell’Etna può fare da traino a tutta la produzione di qualità siciliana, se si sposerà bene con l’enoturismo e guarderà soprattutto ai mercati esteri, Russia e Asia in testa”. A confermare il trend positivo sono alcune delle aziende principali della regione. A cominciare da Tasca D’Almerita, che produce vino da due secoli (3 milioni di bottiglie, 50% all’estero), gestisce un miniresort a Salma (Eolie) e ha puntato adesso sul terroir etneo, investendo milioni a Randazzo. “Dopo 8 anni di sperimentazione stiamo mettendo a coltura 21 ettari e ammodernando una cantina - dice Alberto Tasca - con l’obiettivo di arrivare a 70 mila bottiglie in 3 anni. Non vogliamo forzare, perché i costi nella zona sono molto alti, ma crediamo fortemente nel progetto. E una scommessa che abbiamo fatto pensando anche allo sviluppo di tre filiere collegate: vino, turismo e cibo”. Un po’ la stessa filosofia della famiglia Pianeta di Menu (Agrigento), che ha comprato 15 ettari nel catanese - oltre che a Noto, Vittoria e da ultimo a Milazzo - investendo milioni. “La valorizzazione delle varietà autoctone in ogni area siciliana e il potenziamento dell’ospitalità di eccellenza, con i wine resort e altre strutture, sono fondamentali nella nostra azione imprenditoriale” afferma Alessio Pianeta, a capo di una realtà che è cresciuta del 3,5% anche nel 2011 (fatturato a 12,7 milioni), grazie all’export verso Russia, Giappone, Usa. “L’occidentalizzazione del gusto - aggiunge - favorirà i nostri prodotti anche in Cina, dove abbiamo aspettative di crescita del 30%. Soprattutto se si riuscirà ad identificare un territorio unico, come quello siciliano”. Per sostenere questo processo e promuovere un brand mirato, nascerà a settembre 2012 il consorzio della Doc Etna, che affiancherà le altre associazioni e gli enti impegnati nel settore, come l’Istituto regionale della vite. Oltre ad altre realtà locali come Guglielmo Cambria, la cui azienda Cottanera è portata avanti oggi con successo dai suoi tre figli, in testa Mariangela Cambria (vicepresidente Assovini). E di aziende coinvolte da altre province come la Caruso e Minimi di Marsala, che registra quest’anno un trend di crescita del 40%.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su