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Il Sole 24 Ore

Constellation punta ad altre acquisizioni ... Vino, Il gruppo Usa è titolare di Ruffino ... “Ruffino è il secondo marchio italiano di vino più conosciuto negli Stati Uniti e ha ancora forti margini di crescita, a partire dal Chianti e dal Chianti Classico. Ma il suo sviluppo futuro sarà anche nei mercati emergenti, e in particolare in Cina dove andremo a distribuirlo”. Rob Sands, 54 anni, presidente e chief executive officer di Constellation Brands, primo gruppo vinicolo al mondo (2,6 miliardi di dollari di fatturato 2011, con un margine operativo del 20,3%), è nella tenuta di Poggio Casciano, sulle colline sopra Firenze, per incontrare i 130 dipendenti Ruffino, per la prima volta da quando - nell’ottobre scorso - la compagnia americana ha acquisito il 100% del marchio (aveva il 49,9%) e la cantina di Pontassieve dalla famiglia Folonari, dalla quale ha preso in affitto anche i 6oo ettari di vigneti posseduti in Toscana.
Ruffino è diventato così l’unico marchio italiano nel portafoglio di Constellation Brands, un gigante che conta più di 100 etichette, dai vini Robert Mondavi e Clos du Bois alla birra Corona fino alla vodka Svedka. E che ora potrebbe aggiungere al carnet altri marchi del Belpaese: “Se ci saranno opportunità di mercato, noi siamo pronti a considerarle”, dice Sands guardando il paesaggio da cartolina ai margini del Chianti. “Ma prima di tutto - aggiunge - vogliamo continuare a investire in Ruffino, che è già molto forte negli Stati Uniti e anche in Canada, soprattutto con le etichette Riserva Ducale e Riserva Ducale Oro. Il nostro obiettivo è rafforzare il brand, riposizionando anche vini meno conosciuti come Lumina, Prosecco e Moscato d’Asti. Ruffino è un marchio che ha le potenzialità per crescere”. Da conquistare c’è un mercato mondiale che ha esigenze diverse: “Negli Stati Uniti sta aumentando l’interesse per il vino, e in particolare per il Chianti, da parte dei millennial consumers, i giovani tra i 21 e i 34 anni”, spiega Jay Wright, chief operating officer di Constellation. “Non dimentichiamo - aggiunge Sands - che gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato del mondo e stanno continuando a crescere al ritmo del 3 per cento. Naturalmente nei Paesi emergenti il business cresce molto più rapidamente, e infatti stiamo guardando con attenzione a Cina, Brasile, Russia e India, che nei prossimi dieci anni avranno sviluppi interessanti Oggi in Cina i marchi più importanti sono quelli francesi, seguiti dagli australiani; Usa e Italia arrivano dopo, ma credo che la Cina sarà un grande mercato anche per i vini italiani. E infatti abbiamo intenzione di distribuire Ruffino in Cina”. Ruffino ha chiuso il 2011 con 14,5 milioni di bottiglie vendute e 56,2 milioni di fatturato, in crescita del 5,7% sull’anno precedente; il margine operativo lordo è stato del 24,1%, che lo conferma nel gruppo dei brand “prioritari” (quelli che danno più profitti) di Constellation. L’export pesa per l’87%, con Usa e Canada a fare da padroni (danno il 50 e 20% dei ricavi). Il 2012 partito bene, con +17% di vendite negli Usa nei primi quattro mesi dell’anno. Ora la sfida sarà allargare il mercato:
“Stiamo lavorando alla brand architecture, per costruire una piramide di vini in grado di soddisfare esigenze diverse - spiega Sandro Sartor, amministratore delegato di Ruffino, arrivato sei mesi fa dal gruppo distributivo Diageo -. Vogliamo intercettare consumatori più giovani, grazie anche a livelli di prezzo interessanti e packaging nuovi. In sostanza stiamo rinnovando e razionalizzando. E non è escluso di allargare il portafoglio con vini nuovi”. All’orizzonte c’è l’acquisto di vigneti? “E possibile ma non necessario - conclude Rob Sands - nel breve termine possiamo incrementare la produzione nelle vigne che abbiamo, e continuare a comprare uva da altri produttori”.

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