02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

In frenata le esportazioni di vino ... Vallarino Gancia: più sostegno al made in Italy sui nuovi mercati ... Prime ombre sull’export di vino made in Italy. Dopo aver chiuso un’annata record (le vendite all’estero hanno superato nel 2011 i 24 milioni di ettolitri, +9,1%, raggiungendo il fatturato di4,4 miliardi di euro) i primi mesi del 2012 hanno mostrato qualche scricchiolio. Nel primo bimestre, infatti, le esportazioni divino italiano sono calate del 5,1% in volume. E segnali ancor più preoccupanti arrivano dal principale mercato per le bottiglie italiane, gli Usa, dove, nonostante una crescita complessiva degli acquisti divino dall’estero (le importazioni sono aumentate in quantità del 22%) le etichette italiane invece hanno fatto registrare un calo del 3,1 per cento.
Forse è ancora presto per sentenziare che la crisi economica ha lasciato il proprio segno sul vino made in Italy. Di certo, va rilanciata la spinta alle esportazioni. Lo ha ribadito nei giorni scorsi il presidente di Federvini (l’associazione delle industrie dei vini e degli alcolici) Lamberto Vallarino Gancia. “Abbiamo bisogno - ha spiegato Gancia nel corso dell’assemblea di Federvini - del sostegno delle istituzioni sui diversi tavoli bilaterali che abbiamo aperto a livello internazionale con molti dei paesi nuovi consumatori di vino e di alcolici”. Negoziati sono ad esempio in corso per snellire le procedure burocratiche in Russia, mentre con il Brasile sono allo studio interventi per ridimensionare l’imposizione fiscale sul vino. Si lavora anche con Cina e India che, in quanto produttori di alcolici e distillati, sono spesso tentati dall’introduzione di dazi e misure protezionistiche. “È arrivato il momento - ha aggiunto il presidente di Federvini - di scommettere sul made in Italy per uscire dalla crisi. E il punto di partenza dovrebbe essere l’immediata operatività della nuova Agenzia per l’export che sostituirà l’Ice il cui apporto è indispensabile alle imprese per diversificare i propri sbocchi e non rimanere agganciate ai mercati maturi nei quali la competizione ormai si svolge solo in termini di prezzo”.
Le strategie per il rilancio delle vendite all’estero saranno al centro anche del 67mo Congresso dell’associazione degli enologi ed enotecnici italiani che prende il via domani per concludersi il prossimo 7giugno. Nonostante il calo dei volumi all’export all’Assoenologi sottolineano il corrispondente incremento dei prezzi delle bottiglie italiane che sta garantendo una tenuta del fatturato oltreconfine. “Non credo che siamo di fronte a un’inversione di tendenza sui mercati - getta acqua sul fuoco il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli-. Il fenomeno che si è generato è un po’ più complesso. La vendemmia 2011 in Italia, con 40,6 milioni di ettolitri, è stata la più scarsa degli ultimi 60 anni. La previsione di una contrazione dell’offerta combinata con il previsto incremento dell’Iva ha generato l’aspettativa di un forte rialzo delle quotazioni. E questo ha spinto nell’ultima parte dello scorso anno a una vera e propria corsa agli acquisti gonfiando in parte le vendite. Aspetto che ora stiamo scontando. Ma restiamo convinti che presto il mercato tornerà in equilibrio”. Secondo gli enologi italiani il vino resta in ogni caso la principale voce dell’export alimentare made in Italy. “Il prezzo medio delle nostre bottiglie - ha aggiunto il presidente di Assoenologi, Giancarlo Prevarin - è aumentato del 3% nel 2011 e nei primi mesi del 2012 stimiamo un ulteriore incremento del 12% che porterà i listini a sfiorare in media i 2 euro a bottiglia. L’aumento dei prezzi anche se nell’immediato sta penalizzando i volumi venduti siamo certi che alla lunga garantirà effetti positivi sul fatturato delle imprese”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su