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Il Sole 24 Ore

I consumatori messicani scelgono il made in Italy ... È boom di export di vini e lusso. Alte potenzialità per arredo e design ... Le luci calano, le prime scene del blockbuster della settimana animano la sala cinematografica e gli spettatori sorseggiano vino bianco. Anzi, Prosecco italiano.
Nei punti Cinemex - una delle due catene messicane di proiezione cinematografica, diffusa in tutti gli Stati della Federazione - le sale della linea Platinum offrono la possibilità di sorseggiare le “bollicine” durante le proiezioni. “Ho iniziato offrendo il Prosecco gratuitamente, per convincere il management di Cinemex che sarebbe stata una scelta vincente e oggi, a un paio d’anni di distanza, ogni due bottiglie di mio vino economico venduto nelle sale cinematrografiche, una supera i 400 pesos (circa 23 euro, ndr)”, spiega Gianluca Brocca, direttore generale di Alquemia Italiana, uno dei più importanti importatori di vino italiano in Messico. E 400 pesos per una bottiglia di vino spesi nel Paese delle birre e del tequila non sono pochi. “Dato che la catena Cinemex, è stata acquisita recentemente da Grupo Mexico (leader nel settore minerario, ndr) e si sta espandendo moltissimo, posso dire a posteriori di aver avuto davvero ragione a insistere” dice oggi l’imprenditore.
Brocca è arrivato in Messico una decina di anni fa e ricorda di aver fatto veramente fatica all’inizio, anche ostacolato da una burocrazia impietosa, ma ora raccoglie i frutti di tanti investimenti. Partito con il Prosecco, che resta il prodotto di punta, ora rappresenta anche sei cantine piemontesi, vini toscani, veneti, siciliani e friulani. “Nella fascia medio-alta vendo circa 50mila bottiglie l’anno - dice - ma le potenzialità sono molto più elevate. Qui il problema non sono i consumi, ma la distribuzione e i tempi di consegna”. Nella voce export dell’Italia verso il Messico le bevande hanno visto un aumento del 19,7% a fine 2011rispetto a un anno prima, mentre i prodotti alimentari hanno visto un incremento del 10% circa. “Tra le voci di interscambio quelle che aumentano maggiormente sono relative ai beni di consumo - racconta Salvatore Parano, direttore dell’ufficio Ice di Città del Messico - e il Pro- secco in particolare aumenta del 20% l’anno”.
“Lo stile italiano piace molto ai messicani che se lo possono permettere - inquadra il tema Roberto Spinelli, ambasciatore italiano a Città del Messico - e qui, per esempio, ci sono corsi amatoriali per sommelier che costano 4-5mila dollari: sono sempre pieni. Stiamo spingendo l’enogastronomia italiana in un mercato interno di 115 milioni di consumatori, di cui oltre quattro milioni di super ricchi, in continuo aumento. Dal 2010 nei punti vendita Wallmart si organizza un intero mese di promozione di prodotti italiani importati e la Camera di commercio italiana ha istituito una certificazione dei ristoranti italiani che usano prodotti made in Italy: tutte queste iniziative sono un grande successo”. Nonostante nessuno si spinga a dichiararlo apertamente, le recenti tensioni diplomatiche tra il Messico e la Francia a causa dell’arresto e della condanna di una cittadina francese (con la cancellazione di quasi tutti gli eventi promozionali da parte dello Stato d’Oltralpe) non fanno che lasciare terreno libero al made in Italy. L’esportazione nel Paese di abbigliamento e articoli in pelle è aumentata del 23,9% e del 37,5% rispettivamente e anche il settore degli elettrodomestici cresce al ritmo del 20% l’anno. “Il made in Italy è talmente apprezzato dai consumatori che dove non ci sono veri produttori italiani presenti, i messicani si inventano marchi italiani, con prodotti in realtà al cento per cento nazionali - spiega Parano dell’Ice - ecco perché siamo convinti che ci siano ancora enormi spazi di crescita per la moda, il design, l’arredamento in genere, sia in termini di esportazioni sia, ancor più, di produzione in loco con tecnologie e stile italiani”. “Vengono importate cucine italiane da 8mila dollari, già pagate, su commissione”, spiega l’ambasciatore Spinelli. Il Messico è tra i Paesi più “aperti” del mondo, con 40 trattati di libero scambio, il più importante dei quali è il Nafta, con Canada e Stati Uniti, e tra le ultime novità l’ambasciata segnala l’apertura, dal 1 giugno scorso, della “Ventanilla unica” (sportello unico) per tutti gli importatori e gli esportatori, che “ha lo scopo di semplificare i flussi di informazioni tra i commercianti e il Governo nonché offrire significativi vantaggi a tutte le parti coinvolte nel commercio transfrontaliero”. Il 2012 è l’anno della presidenza messicana del G2o e si sono appena svolti gli incontri a Los Cabos, con tutti i riflettori mondiali puntati sul Paese.
“Con una tassazione alle imprese del 28% (impuestos sobre la renta) e la pressoché assenza di qualsiasi dazio all’importazione o all’esportazione, il Messico si sta convertendo, negli ultimi anni, in una sorta di destinazione privilegiata per i produttori in grado di apportare tecnologie e macchinari avanzati o idee e stili - spiega Sergio Contreras, vicepresidente esecutivo di Comce (Consejo empresarial mexicano de comercio eterior) - sia per il mercato interno, sia per esportare liberamente negli Stati Uniti e praticamente in tutta l’America Latina”.

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