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Il Sole 24 Ore

Verona e Treviso crescono con il food ... Crescita a doppia cifra per l’export alimentare delle province - Successo del mercato Usa (+27%) ... Oltre 14 milioni: è il numero delle citazioni del tiramisù nei siti internet in cinese. Il dolce a cucchiaio inventato in Veneto - per la precisione a Treviso all’inizio degli anni Settanta - insieme al prosecco è il prodotto più apprezzato nel Paese orientale: “Un elemento di forza su cui puntare per ampliare le relazioni economiche con un popoio, una cultura e una realtà la cui economia continua a crescere nonostante la crisi mondiale” secondo l’assessore regionale alla Promozione e al commercio estero, Marino Finozzi. E la Cina, stando all’International wine and spirit research, è il mercato enologico del futuro, con una prospettiva di consumo valutata nel 2016 in oltre 3 miliardi di bottiglie: la sfida è muoversi rapidamente, e conquistare gli spazi prima della concorrenza: “Noi abbiamo prodotti vincenti a prezzi concorrenziali”, è sicuro Finozzi.
I risultati del comparto alimentare sono una delle rare note positive dell’ultima congiuntura veneta: nel prim6 trimestre 2012, il mercato interno appiattito dalla stagnazione della domanda ha fatto segnare un +l,2%, che nei mercati Ue ed extraUe diventa +2,6 per cento.
Fra le province di Treviso e di Verona si concentrano le principali realtà; il vino, il dolciario, il lattiero-caseario. Nella provincia scaligera, le aziende del settore sono 743, circa il 7% sul totale manifatturiero. Qui coesistono piccole e medie imprese ben collocate sul mercato e marchi leader a livello nazionale e internazionale (Bauli, Rana), con una elevata propensione all’esportazione. Il peso economico del settore è rilevante: nel 2011 il valore dell’export è stato pari a 863,1 milioni (circa un decimo del totale delle esportazioni), con un aumento rispetto all’anno precedente del +16,2%. Alle esportazioni di prodotti alimentari si aggiungono quelle di bevande - voce che, per la provincia di Verona, è costituita quasi esclusivamente dal vino - che rappresentano una quota dell’8,2% sull’export complessivo: nel 2011 il valore delle esportazioni è stato pari a 731,8 milioni, +10,2% rispetto al 2010: Per la Marca trevigiana (primo trimestre 2012) l’export di alimentari è cresciuto complessivamente del +20,7% (+30,1 nel confronto 2011/2008): dato che sale al +37% se si considera la Germania, primo mercato di sbocco, ma si cresce anche negli Stati Uniti (+27%) e in Russia (+10,8%), per un valore dell’export di milioni. Per le bevande, spicca ovviamente il prosecco, che in Germania segna +26% (per vendite pari a 125 milioni di euro); secondo mercato di sbocco sono gli Usa con 42,5 milioni, una crescita del 28% sul 2010 e dell’86% sul 2008. Una piccola contrazione delle vendite verso il Regno Unito (-2,1%) è compensata da aperture su altri fronti, come ad esempio l’Ungheria e la Svezia. L’export di bevande vale 350 milioni (+21,4% nel confronto 2011/2010 e +2,6% nel dato 2011/2008). “Investimenti in ricerca e sviluppo, internazionalizzazione, attenzione ai prezzi, sono alcune delle scelte che stanno portando avanti gli imprenditori per superare la difficile congiuntura - dice il presidente di Confindustria Verona Andrea Bolla -. Ma è soprattutto il guardare ai mercati lontani che oggi può fare la differenza”.
E la strada scelta dal Forno Bonomi, che sulla montagna veronese ha oggi il maggior impianto al mondo per produrre savoiardi, esportati insieme ad amaretti e sfoglie in 69 Paesi: “Cresce la domanda dal Nord Africa e dalla Turchia, oggi esportiamo il 70% della produzione. Il fatturato è passato da 28,2 milioni nel 2008 a 35,5 nel 2011, a maggio 2012 l’aumento è stato di un ulteriore 12%”, racconta Dario Bonomi, presidente e fondatore dell’azienda avviata sull’esperienza del forno di famiglia. Con lui lavorano due fratelli e cinque esponenti della seconda generazione. Nella ricetta della produzione, in funzione 24 ore su 24, “c’è una grande collaborazione: i dipendenti sono un’unica famiglia, 128 persone che si scambiano turni, si danno una mano in caso di malattia o difficoltà. E a fine anno ci sono i premi per il merito, non per l’anzianità”. Ma non c’è solo l’export: “Puntiamo sulla qualità, le materie prime e i giusti tempi della lavorazione per avere sempre le stesse caratteristiche nei nostri prodotti - dice Luca Fraccaro, della dolciaria Fraccaro di Castelfranco Veneto, 5,6 milioni di fatturato, arrivata agli 80 anni di attività -. Lavoriamo tutto con un lievito madre, come ci è stato tramandato dai nostri nonni. Quello che ci ha permesso di andare avanti è l’attenzione ai mercati e ai prodotti di nicchia: il biologico, la brioche destinata al mercato delle gelaterie, le merendine senza coloranti, conservanti e grassi idrogenati”.
Il citato successo del tiramisù porta con sé i numeri del lattiero caseario, che guarda oltreconfine: da Bagnolo di San Pietro di Feletto (Tv), la Latteria Perenzin ha nel mirino il mercato americano: Emanuela Perenzin, la titolare, spiega che dal 2005 gli Usa - insieme a Canada, Finlandia, Svezia, Olanda e Belgio - valgono un 30% dell’export di ricotte, caciottone e Montasio, venduti in catene bio, negozi specializzati e gastronomie”. Poco distante, a Giavera (Tv), Latteria Montello Spa - leader in Italia nel segmento stracchini con oltre 27 milioni di pezzi prodotti all’anno e 90 milioni di fatturato - punta sulla sostenibilità: i produttori di marchi come Nonno Nanni hanno vinto nei giorni scorsi un bando del ministero dell’Ambiente per un progetto finalizzato a calcolare l’impronta di carbonio (carbon footprint) lungo tutta la filiera.

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