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Il Sole 24 Ore

Vendemmia 2012 la prima per le etichette “verdi” ... La vendemmia 2012 sarà la prima per il vino biologico. Il nuovo regolamento comunitario sul vino bio è infatti entrato in vigore lo scorsoi agosto. Una novità di rilievo considerato che fino allo scorso anno era possibile produrre solo vino da “uve biologiche”. La produzione “senza chimica” era quindi assicurata solo nel vigneto, mentre per quanto riguarda la trasformazione delle uve in vino, e quindi le lavorazioni in cantina, era stato fino a pochi mesi fa impossibile raggiungere un accordo fra i paesi del Nord Europa e quelli
mediterranei. Il terreno di scontro che ha a lungo allontanato da un compromesso, era il contenuto di solfiti ammesso in cantina. i paesi mediterranei, infatti, spingevano per una sostanziale riduzione dell’anidride solforosa nei processi di trasformazione. Mentre i Paesi del Nord Europa, invece, i cui vigneti sono esposti a climi più freddi, ne avevano bisogno per correggere in cantina i difetti di uve prodotte in condizioni più difficili. Il compromesso che è stato alla fine trovato prevede che il tenore di solfiti che sarà possibile utilizzare per il vino rosso dovrà essere di 100 milligrammi per litro (contro i 150 del vino rosso convenzionale). Invece per i vini bianchi e rosè il tetto dovrà essere di 150 milligrammi al litro (contro i 200 dei corrispondenti vini non biologici). “Siamo soddisfatti per la definizione di un regolamento Ue - spiega la vicepresidente dell’associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), Cristina Micheloni -. Tuttavia, Italia, Francia e Spagna sono decise a tornare alla carica sia per ottenere un nuovo giro di vite sull’uso dei solfiti, sia perché venga rivista la lista delle sostanze ammesse in cantina che oggi, in maniera inspiegabile, esclude alcuni prodotti naturali e non di sintesi”. La nuova regolamentazione Ue sul vino bio giunge in un momento in cui questo segmento della produzione sta incontrando grande interesse in Europa e sui mercati internazionali. Secondo i dati dell’Aiab tra il 2006 e il 2011 i vigneti biologici in Europa sono passati da 34mila a 52.800 ettari in Italia, da 19mila a 50mila in Francia, da 16mila a 57mila in Spagna e hanno superato quota 4mila ettari in Germania e Austria (rispettivamente dai precedenti 2.800 e 2.500 ettari del 2006). Tanto che in Italia si stima che già oggi si possa convertire al biologico tra il 3 e il 4% del vino ma- de in Italy. Ma il crescente appeal non è testimoniato solo dall’incremento delle superfici dedicate ma anche dall’interesse, per una nicchia di mercato finora occupata da aziende di piccole e piccolissime dimensioni, anche di grandi griffe, private e cooperative, del vino italiano. “Abbiamo dedicato alla produzione divino bio tra i 5 e i 10 ettari in quattro differenti tenute - spiega Gianni Zonin, presidente di Casa vinicola Zonin (125 milioni di euro di fatturato e circa 2mila ettari di superfici) -. La sperimentazione sta avvenendo nel Feudo dei Principi di Butera in Sicilia, nella Masseria Altemura in Puglia, a Rocca di Montemassi in Toscana e nella Tenuta Ca’ Bolani in Friuli. Solo al termine di almeno 3-4 anni di sperimentazioni tireremo le somme. Senza la definizione di una disciplina europea era difficile investire. Ma le normative da sole non bastano: produrre vino bio non sempre è facile e occorre che, come sta avvenendo quest’anno, anche il clima sia favorevole”. “Con le nuove regole - aggiunge l’amministratore delegato della Marchesi de’ Antinon, Renzo Cotarella - diventerà bio una importante fetta della produzione della nostra azienda pugliese di Bocca di Lupo. Ma stiamo anche portando avanti anche una sperimentazione nella tenuta toscana Le Mortelle, a Castiglion della Pescaia, dove puntiamo a produrre vino senza alcun apporto di solfiti”. E attenzione alle prospettive del vino biologico viene anche dal mondo cooperativo. “A breve potrà essere certificata come biologica la produzione di Terra degli Svevi in Basilicata - spiega il direttore enologico del Gruppo italiano vini (349 milioni di euro di fatturato e 1.900 ettari di vigneto), Christian Scrinzi - ma in futuro pensiamo possano essere convertiti a biologico, in Sicilia, buona parte dei io ettari del marchio Rapitalà”.

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