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Il Sole 24 Ore

Vendemmia flop, prezzi alle stelle ... In forte crescita le importazioni (con punte del 48%) trainate dai prodotti low cost ... La siccità ha tagliato la vendemmia 2012 infiammando le quotazioni dei vini e ha coi impresso un colpo d’acceleratore alle importazioni di bottiglie. Un nuovo quadro che sta aprendo nuovi fronti di discussione fra i produttori. Il primo sull’annosa questione della distribuzione del maggior valore (dovuto ai prezzi più elevati) all’interno della filiera e il secondo, agganciato a doppio filo all’ondata di import, che riguarda un possibile allarme contraffazioni. Si può sintetizzare così l’attuale momento del vino italiano. A causa della siccità la produzione della vendemmia 2012 è calata del 3%. Un risultato (40,8 milioni di ettolitri) che - come ha ricordato nei giorni scorsi la Coldiretti - se da un lato consente all’Italia di superare la Francia (dove la produzione è crollata del 19%) e riconquistare la leadership produttiva mondiale, dall’altro rappresenta uno dei risultati più scarsi degli ultimi decenni. E le attese di un calo dell’offerta già a partire dai mesi estivi hanno innescato un’ondata di rincari dei listini. Secondo i dati di Ismea infatti nelle settimane che hanno coinciso con le operazioni di raccolta (e cioè fra la fine di luglio e il mese di ottobre 2012) sui mercati e per tutte le tipologie di vino si sono registrati incrementi che arrivano fino al 40 per cento. Si va infatti dal +9% del Pinot Grigio friulano all’aumento del 14% di quello veneto, dal +16,6% del Pinot nero dell’Oltrepò pavese al balzo del 25,8% del Sangiovese Doc di Ravenna. Fino agli exploit del +30 e +40% registrati rispettivamente dai vini da tavola rossi e bianchi sulle piazze di Treviso e Verona. A completare il quadro il boom delle importazioni. I dati Istat (aggiornati fine luglio) rilevano un incremento in quantità degli acquisti dall’estero del 48 per cento. Certo, l’Italia resta un paese esportatore divino e l’import vale a malapena un decimo delle spedizioni ma- de in Italy. Tuttavia il fatturato degli acquisti dall’estero di vino ha raggiunto (in sette mesi) quota 187 milioni di euro. Un dato che lascia intendere come il fenomeno delle importazioni sia tutt’altro che marginale. Scorrendo i dati sull’import, emerge inoltre una serie di nuovi paesi fornitori dell’Italia. Accanto infatti alla Spagna (l’Italia è ormai un cliente storico) aumentano gli acquisti (con progressi a tre se non addirittura a quattro cifre) da diversi paesi dell’Est come Bulgaria, Romania, Moldavia e non ultima la Macedonia. “In questa fase - spiega il responsabile vino di Coldiretti, Domenico Bosco - ci preoccupa in particolare che l’aumento dei prezzi possa frenare i consumi, il tutto senza benefici per i produttori agricoli che se anche riescono a spuntare nell’attuale trend dei listini un maggior guadagno rischiano tuttavia di vederselo azzerare dal contemporaneo e inarrestabile incremento dei costi di produzione. E in secondo luogo ci auguriamo che vengano assicurate condizioni di grande trasparenza sui vini importati”.
“Siamo di fronte a una nuova ondata diimport sulla quale bisognerà fare attenzione - spiegano in Confagricoltura-. Bisogna valutare attentamente la corrispondenza fra i quantitativi importati e quelli commercializzati in Italia (ma anche rispediti all’estero) ed etichettati come “vino da tavola”. Solo così si può evitare che i volumi acquistati fuori dei nostri confini, possano concorrere alla produzione di bottiglie Doc e Docg, che invece sono l’emblema del legame con i territori d’origine”. “Il forte calo della produzione - spiega il responsabile vitivinicolo della Cia, Domenico Mastrogiovanni - apre alcuni importanti interrogativi. Si devono valutare attentamente i flussi di import come anche la destinazione delle uve da tavola prodotte in Italia e che - lo ricordiamo - salvo limitate deroghe non possono essere destinate alla produzione di vino. Mentre di fronte alla scarsità dell’offerta qualcuno potrebbe essere tentato e potrebbe decidere di trasformarle in vino”. “Si tratta di fenomeni dei quali siamo a conoscenza - spiegano al ministero per le Politiche agricole - e per i quali l’Ispettorato per il controllo della qualità si sta muovendo con il massimo impegno mettendo inoltre in campo azioni speciali”.

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