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Il Sole 24 Ore

Sud. È allarme per il vino “in nero” ... “L’Ispettorato per la repressione delle frodi compie migliaia di verifiche documentali, ma sono tutti controlli che si esauriscono in cantina. Se si concentrasse di più sulle strade noterebbe, nei mesi post vendemmia, il gran viavai di camion carichi delle nostre uve che prendono la strada di altre regioni. Il tutto naturalmente “in nero”, per non lasciare traccia. E così che molto nostro Primitivo concorre a produrre blasonate etichette di altre aree del Paese”. La denuncia viene da Biagio Stragapede, presidente della cantina Crifo di Ruvo di Puglia (Bari) e vicepresidente del settore vino di Fedagri-Confcooperative. La Puglia in una fase di scarsità di produzione,e quindi di offerta, finisce nell’occhio del ciclone con fenomeni che si stanno estendendo. “E inutile negarlo - spiega - con i listini alle stelle nei prezzi delle uve molti produttori preferiscono vendere la materia prima anziché sobbarcarsi la fatica di vinificare, imbottigliare il prodotto e poi venderlo sui mercati. Fin qui nulla di male. Ma tale commercio non dovrebbe essere in nero e quel prodotto non dovrebbe finire laddove non è consentito”. Qualcuno ha rilanciato il rischio di un’altra pratica vietata e cioè che di fronte a quotazioni allettanti qualche viticoltore abbia vinificato uve destinate ad essere consumate come uva da tavola. “Si tratta di un fenomeno che in Puglia c’è sempre stato - aggiunge Stragapede - ma che è di dimensione limitata. Molto più preoccupante e anche esteso è il commercio sommerso che sfugge ad ogni controllo e finisce solo per penalizzare i produttori onesti”.

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