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Il Sole 24 Ore

Filiere corte asset italiano ... Caratterizzate dalla qualità ecologica, garantiscono un valore aggiunto al paesaggio, al turismo e al made in Italy: sul territorio operano circa 70mila imprese con un fatturato di oltre 3 miliardi ... “Fermare l’erosione del suolo agricolo. Semplificare gli adempimenti burocratici per le aziende e gli operatori del settore. Assicurare la biodiversità delle coltivazioni, anche attraverso il sostegno alla filiera corta tramite misure fiscali in grado di ridurre il costo del lavoro. Formare i consumatori perché compiano scelte consapevoli e responsabili. Recepire le linee guida dell’Ue in tema di carbon sink e risparmio idrico”. Così Stefano Masini, responsabile Ambiente e territorio di Coldiretti e coordinatore del gruppo di lavoro per lo sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica presso gli Stati generali della green economy, anticipa le principali proposte che verranno presentate a Rimini nei prossimi giorni. “Nell’affrontare il tema il gruppo di lavoro è partito da un presupposto fondamentale: l’agricoltura green può essere definita tale soltanto se è in grado di generare uno sviluppo locale sui territori. Non bisogna commettere l’errore di delocalizzare la produzione agricola o di costruire una filiera che guardi esclusivamente alla vendita sui mercati internazionali. I vigneti e gli uliveti italiani non producono soltanto olio e vino. Contribuiscono anche a creare un valore aggiunto per il panorama italiano, arricchendo i nostri paesaggi con ricadute positive per il turismo e per l’immagine del made in Italy”, aggiunge Masini. La filiera corta dell’agricoltura sostenibile coinvolge in Italia circa 70mila imprese, con un fatturato di oltre 3 miliardi. Sul territorio nazionale ci sono 7mila punti vendita di Campagna Amica aderenti a Coldiretti e uno mercati che danno lavoro a 3.500 addetti coinvolgendo 20mila imprese. Più di 9 milioni di italiani fanno la spesa in questi mercati. Il fatturato dell’agricoltura biologica è triplicato negli ultimi anni da 1 a 3 miliardi e oggi impegna 1 milione di ettari di terreno in Italia. Anche l’estensione dei boschi coltivati è andata aumentando di 100mila ettari negli ultimi io anni, per un totale di 10 milioni di ettari di terreno dedicati all’arboricoltura. “Le foreste hanno un potenziale di assorbimento pari a oltre il 10% dell’obiettivo nazionale fissato da Kyoto, pari aio,8 milioni di tonnellate di Co2”, sottolinea Masini: “Tutta l’agricoltura deve essere sostenibile. In Italia, complessivamente, l’uso di prodotti fitosanitari è diminuito di 10mila tonnellate, quasi del io per cento. Solo lo 0,3% dei campioni di ortofrutta raccolti e analizzati dalle Regioni presentano residui di sostanze nocive e comunque a livelli ben al disotto delle dosi tossiche. Insomma, l’agricoltura italiana è sempre più sana”. Ma la filiera dell’agricoltura sostenibile non riguarda solo il processo di produzione. Perché il circolo green sia completo, bisogna reintrodurre correttamente in circolo anche i rifiuti organici, attraverso apposite procedure di compostaggio e digestione anaerobica. “Attraverso il compostaggio - dice Massimo Centemero, direttore del Comitato tecnico del consorzio italiano compostatori (Cic) - si recuperano i rifiuti organici trasformandoli in compost. In questo modo si ottiene un duplice beneficio per l’ambiente: si immagazzina anidride carbonica sottraendola all’atmosfera per piazzarla nel suolo, e si reintroducono nel ciclo produttivo degli elementi nutritivi per le piante come l’azoto, il fosforo e il potassio riducendo l’utilizzo di concimi di origine minerale. Se questo processo è preceduto dalla digestione anaerobica, si producono anche biogas e quindi energia”. Stando a dati del Cic, negli ultimi 20 anni, il settore del compostaggio ha evitato l’emissione di 40 milioni di tonnellate equivalenti di Co2, creando al contempo 3mila posti di lavoro per un fatturato di 640 milioni di euro l’anno, incluso l’indotto.

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