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Il Sole 24 Ore

Due grandi annate di Dom Ruinart ... Se si vuole conoscere la vera storia delle bollicine più desiderate, basta varcare la cancellata della plus ancienne Maison de champagne, quella di Ruinart. E a Reims che si respirano gli odori di oltre due secoli di storia: infatti, 230 anni fa un erudito monaco benedettino, originario di una famiglia di mercanti di tessuti, Dom Thierry Ruinart, intuisce che questo nuovo vino frizzante è destinato a un grande futuro. Dom Ruinart avrà pur messo la sua vita al servizio di Dio, ma non rinuncia al senso degli affari. Nicolas Ruinart, nipote di Dom Ruinart, realizza la visione lungimirante dello zio e nel 1729 apre il primo libro contabile per il vino frizzante. Il successo è tale che sei anni dopo, nel 1735, il commercio dello champagne diventa l’unica sua attività, abbandonando i tessuti. Poi, i giorni nostri, con un nuovo capitolo che vede la marca diventare uno dei fiori all’occhiello del gruppo Lvmh, e protagoniste le eleganti bottiglie del “R” de Ruinart, del Blanc de Blancs, del Ruinart Rosé e, infine, del Dom Ruinart e della sua ultima sboccatura, il 2002. Un millesimato dall’importante pedigree, come ha spiegato Sebastién Fortuna, senior brand manager della Maison in Italia: “E la nostra Cuvée de Prestige, nata nel 1959 e composta al 100% da Chardonnay Grands Crus, che rappresenta l’esaltazione di questo uvaggio caratteristico della marca. Ancor più raro il Dom Ruinart Rosé, al cui Chardonnay è aggiunto Pinot Noir vinificato in rosso, e che rappresenta l’unica Cuvée de Prestige Rosé in Champagne elaborata su base Chardonnay. Simbolo estremo del lavoro dello chéf de Cave, li lanciamo nei nuovi millesimi 2002 (blanc) e 1998 (rosé), due grandi annate”. Un’eccellenza che solo un palato esperto come quello di Frédéric Panaiotis, dal 2007 chéf de caves della Maison Ruinart, poteva realizzare e soprattutto spiegare: “Nato in un’annata praticamente perfetta, Dom Ruinart 2002 è complesso, ricco, profondo e allo stesso tempo di grande eleganza e finezza. E così inconfondibilmente guidato da uve Chardonnay, che in qualche modo ricorda il famoso Grands Crus di Borgogna. Il Dom Ruinart 2002 è forse il più completo tra le 22 annate prodotte”.

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