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Il Sole 24 Ore

Retata al ministero dell’Agricoltura ... In manette anche Giuseppe Ambrosio dg del Consiglio per la ricerca ... Terremoto giudiziario al ministero delle Politiche Agricole dove la Guardia di Finanza ha scoperto una vera e propria cupola del malaffare. “Marinando”, “Food4U”, “Frutta nelle scuole”, sono i progetti di promozione dell’agroalimentare intorno a cui giravano affari illeciti. Dalle indagini risultano 32 milioni di contributi statali percepiti nel periodo 2007-maggio 2011 da imprenditori grazie alla corruzione di funzionari ministeriali. E ieri, sono scattati il sequestro di beni per 22 milioni e le manette per Giuseppe Ambrosio, direttore generale del Consiglio per la Ricerca in agricoltura (Cra), Stefania Ricciardi, della direzione generale per la Promozione della qualità, Francesco Saverio Abate, direttore generale della Pesca, Ludovico Gay, dirigente pubblico ed ex direttore generale di Buonitalia, Alfredo Bernardini, dirigente della Confederazione italiana agricoltori e Michele Martini, impiego al Mipaaf. Agli arresti domiciliari gli imprenditori Claudia Maria Golinelli, Luigi Cardona e Oliviero Sorbini, Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano e Luca Gaudiano, funzionario del ministero. Nell’operazione “Centurione” (dal soprannome di Ambrosio già capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan) risultano indagate complessivamente 37 persone. Secondo il sistema descritto dalla Guardia di Finanza dirigenti e funzionari si accordavano con gli imprenditori anche pilotando i bandi di gara in cambio di “compensi corruttivi di varia natura”, La merce di scambio è da “copione”: denaro, vacanze all’estero o in lussuosi resort, oggetti di lusso, promesse di posti di lavoro per “parenti, amici e amanti”. Per Ambrosio l’accusa è anche quella di aver favorito la concessione di contributi ai comuni di Maratea e Todi in cambio dell’omessa vigilanza su abusi edilizi. Insomma “un diffuso sistema corruttivo radicato nell’ambito del Mipaaf - come hanno dichiarato il procuratore aggiunto della procura di Roma, Nello Rossi, e il sostituto procuratore Stefano Fava - posto in essere sistematicamente e con modalità seriali in occasione di erogazioni di denaro pubblico”. Un fulmine a ciel sereno per il ministro Mario Catania che ha affermato di non aver avuto mai sentore di un sistema di corruzione. In una conferenza stampa convocata poche ore dopo gli arresti ha ricordato di aver azzerato, appena insediato al ministero, i finanziamenti per la comunicazione e promozione. Proprio i due capitoli finiti sotto accusa che negli anni dell’inchiesta hanno contato su stanziamenti rispettivamente di 76.564.019 e 67.638.060 euro, con picchi massimi nel 2010. Nel 2012 la cifra è stata quasi azzerata per essere poi definitivamente eliminata nelle previsioni 2013 “perché - ha spiegato il ministro - si tratta di attività ad alto tasso di discrezionalità. Ritengo che occorra togliere dimezzo le spese pubbliche che si prestino a utilizzi impropri”.

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