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Il Sole 24 Ore

Vino, altolà Ue alla deregulation ... Il vigneto “selvaggio” non ci sarà: il vino europeo non può fa re ameno di un sistema di gestione dell’offerta. E la conclusione alla quale è giunto ieri a Bruxelles il Gruppo di Alto livello Ue (composto da tecnici dei ministeri dell’Agricoltura, da rappresentanti degli agricoltori, dell’industria del vino e delle cooperati 300 ve) costituito dal Commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos per individuare una soluzione all’intricato dossier sulla liberalizzazione dei vigneti. La deregulation dei diritti d’impianto (le licenze che occorre detenere insieme alla proprietà del vigneto per produrre vino) prevista dalla riforma dell’Ocm del 2008 aveva infatti sollevato, nei mesi scorsi, molti 8,7 allarmi. I vignerons europei in fatti temevano che un processo di liberalizzazione degli impianti avrebbe portato in tempi brevi a un’esplosione dell’offerta di vino con conseguente crollo dei prezzi e dei redditi dei viticoltori. Ma bloccare la liberalizzazione si è rivelato tutt’altro che semplice. Nonostante l’opposizione di iii Stati membri (ai paesi produttori come Francia, Italia, Spagna e Ungheria si sono aggiunti anche Regno Unito, 0,3 Polonia e Danimarca) tuttavia, la strada di una semplice proroga del vecchio regime basato sui diritti d’impianto (che sarebbe dovuto cessare nel 2015) non era percorribile. La deregulation è infatti prevista da una riforma Ue votata a grande maggioranza (anche da paesi che oggi la vogliono combattere come la Francia) e non può essere cancellata con un tratto di penna. La proposta emersa ieri, mantiene un sistema di gestione dell’offerta divino confermando il principio generale del blocco degli impianti. Ma, senza differenze fra categorie divini, sostituisce l’attuale regime dei diritti con uno basato sulle autorizzazioni alla realizzazione di un vigneto che avrà una durata di 6 anni. In pratica poco più di un cambio di nome. Viene prevista la definizione di un tetto di ettari di vigneto a livello Ue e si demanda la gestione dell’intero meccanismo a livello di singolo stato membro. Si prevede che le conclusioni del Gruppo di Alto livello saranno al tavolo del prossimo Consiglio dei ministri Ue. “E fondamentale avere un inquadramento della situazione dei vigneti - ha detto Ciolos - per mantenere la specificità dei territori ed evitare una crisi grave. Allo tempo stesso è importante dare la possibilità ai Paesi produttori, di sviluppare i vigneti in modo responsabile in stretta collaborazione con i professionisti del settore”. “Penso sia stato raggiunto un buon compromesso - ha aggiunto il presidente del Ceev (la Federazione europea delle industrie del vino), Lamberto Vallarino Gancia - che archivia l’ipotesi della deregulation e garantisce un sistema di gestione dell’offerta più flessibile rispetto all’attuale”. Qualche preoccupazione si affaccia però sulla gestione territoriale del nuovo sistema. “Su questo bisogna esser chiari - ha precisato il presidente di Efow (l’associazione europea dei consorzi dei vini a denominazione), Riccardo Ricci Curbastro -: se il sistema amministrativo italiano è inefficiente non possiamo incolpare Bruxelles. Ma dobbiamo attrezzarci per implementare al meglio le nuove regole”.

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