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Il Sole 24 Ore

Vino, il Brunello “strega” i brasiliani ... Andrè Santos Esteves ha acquistato da Marone Cinzano la tenuta di Argiano a Montalcino... Se gli investimenti stranieri in Italia sono ai minimi storici c’è però un’area del Paese e un prodotto che continuano ad attrarre imprenditori da tutto il mondo. Si tratta di Montalcino e del suo vino chiave: il Brunello. Gli ultimi a sbarcare in provincia di Siena sono stati gli imprenditori brasiliani della André Santos Esteves Spa che - secondo quanto emerge dalle visure camerali - hanno rilevato pochi giorni fa dalla famiglia Marone Cinzano la storica tenuta Argiano (52 ettari di vigneto, 340mila bottiglie prodotte di cui 110mila di Brunello). L’arrivo in terra senese degli imprenditori brasiliani è solo l’ultimo in ordine di tempo che testimonia il legame sempre più profondo tra gli operatori esteri del vino e il blasonato “terroir” toscano. Quel legame che ha portato a scommettere su Montalcino prima (negli anni ‘80) gli italoamericani Mariani (che con l’etichetta Castello Banfi e la guida di Ezio Rivella sono stati fra gli artefici del successo mondiale del Brunello) e poi, in anni più recenti, l’ex Ceo di Time Warner Richard Parsons e infine la famiglia dell’industriale farmaceutico italo-svizzero Ernesto Bertarelli. Superate le polemiche sul disciplinare di produzione di qualche anno fa il Brunello di Montalcino continua a inanellare risultati positivi sui mercati. Con numeri che rappresentano il principale appeal per gli investimenti in quest’area e che sono al centro - insieme alle bottiglie dell’annata 2008 - della kermesse “Benvenuto Brunello” partita ieri a Montalcino e che durerà fino a lunedì prossimo. La produzione 2012 ha superato quota 14,1 milioni di bottiglie (tra cui 9,2 di Brunello e 4,5rnilioni di Rosso) per un fatturato che ha raggiunto i 167 milioni di euro (+2,5% sul 2011). Un’escalation produttiva (cinque anni fa non si superava la soglia dei 10 milioni di bottiglie totali) che l’export ha dimostrato di riuscire ad assorbire. La quota delle vendite all’estero in cinque anni è infatti passata dal 60 al 65% del fatturato. “Il traino è venuto dal mercato internazionale - spiega il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - con gli Usa in primo luogo che coprono il 25% degli acquisti ma con crescite interessanti anche in Sud Est asiatico, Europa dell’Est e Brasile. D’altro canto il mercato interno è in crisi, soprattutto per i vini di fascia “medio-alta”“. La super griffe toscana ha anche il merito di saper coniugare la proiezione internazionale con le solide radici locali visto che nel 2012 è risultata in crescita anche la quota di vendite dirette in azienda che copre ormai il 18% del fatturato. E un trend analogo si registra per il giro d’affari delle aziende enoturistiche dell’area che ha superato i29 milioni di euro (+8%). Tutti motivi in più per decidere di investire a Montalcino.

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