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Il Sole 24 Ore

Illy rilancia il polo del gusto ... “Spingeremo il cioccolato e il tè al livello del caffè e poi investiremo sul vino” .. Piace il polo del gusto all’italiana. E le diversificazioni lanciano il business del gruppo illy che si avvicina ai 400 milioni di euro. Caffè espresso al top di Illy, cioccolato finissimo Domori, tè selezionati di Dammann Frères, marron glacès e confetture di Agrimontana, gelato con ingredienti naturali di Grom e Brunello di Montalcino della cantina Mastrojanni: sono alcune delle eccellenze del food italiano, al top di gamma, offerte anche nella catena commerciale della multinazionale friulana. “Il nostro obiettivo - spiega Riccardo Illy, 57 anni, presidente del gruppo omonimo - è stato quello di raccogliere alcune eccellenze italiane in un polo del gusto. Ora vogliamo far crescere cioccolato e tè fino al livello del caffè e poi investire il cash flow nel vino: un business ad alta intensità di capitale”. Illy cita solo alcuni prodotti perché non tutte le società sono controllate da Trieste: Illy ha il 100%di Domori, il 77% di DammanFrère, il 100% di Mastrojanni ma il 40% della cuneese Agrimontana e il 5% delle gelaterie che fanno capo a Gromart. Negli ultimi anni a trainare gli altri business ci hanno pensato i profitti ( milioni nel 2011) del caffè che rimane comunque il motore della galassia. Nel 2012 Illycaffè dovrebbe registrare ricavi per 350 milioni, a cui si aggiungono (sono stime) i 25 di Dammann, 13 di Agrimontana, gli 8 di Domori e un paio di Mastrojanni. Attività che negli ultimi anni sono cresciute velocemente ma non tutte sono profittevoli. Allora quali le sinergie tra caffè, tè e gelato?
“Caffè e tè sono complementari - dice l’ex governatore del Friuli - hanno gli stessi buyer e lo stesso tipo di cliente. Poi Dòmori utilizza le forniture di Agrimontana e quest’ultima distribuisce i prodotti Domori. Nei negozi Illyteca offriamo tutte le specialità e nei 200 bar all’italiana Espressamente Illy, diffusi in 34 paesi, possiamo vendere anche il gelato Grom, di cui siamo fornitori.

Qual è stato il bilancio 2012 di Illycaffe e quale il dividendo da staccare alla holding?

Illycaffè ha superato io milioni (3 nel 2011 ndr) e il dividendo atteso sarà intorno ai sei milioni.

Quanto hanno giocato le quotazione del caffè verde ai minimi biennali e i prezzi al dettaglio invariati?

In realtà in magazzino ci sono scorte per 12 mesi e fare trading sul prezzo è pericoloso. Preoccupa il mercato microdomestico italiano: la crisi ha indotto i consumatori a preferire, per pochi centesimi di differenza, miscele più economiche. La fascia alta di mercato ha registrato cali nell’ordine del i percento. Ma cresce a due cifre il mercato del porzionato: nel segmento ufficio siamo presenti con Mitaca e nel domestico con Indesit.

E i mercati esteri?

Vanno bene, compreso quello europeo. In Brasile e in Cina abbiamo avviato due società di distribuzione per seguire mercati che riteniamo in grande evoluzione. In generale Illycaffè continua il percorso di crescita investendo sui nuovi mercati e sulla moltiplicazione delle occasioni di contatto diretto con il consumatore attraverso la realizzazione della strategia retail, compresa la piattaforma digitale.

Quale prodotto manca nella food collection Illy?

Per ora pensiamo a sviluppare quelli che abbiamo: è già molto impegnativo.

Le banche contribuiscono a sostenere lo sviluppo del polo del gusto Illy ma l’accesso al credito non è consentito a tutti.

Anche per questo abbiamo lanciato un bond negli Usa. In generale però è diventato decisamente difficile: troppa cautela anche per finanziare imprese solide e con una storia alle spalle. Le difficoltà sono accentuate dalla scarsa patrimonializzazione delle banche che frena le erogazioni. I due elementi costituiscono una miscela esplosiva. E senza contare la tensione generata sulle aziende creditrici della Pa: è stata una vera bestialità dell’Europa non far rientrare i debiti commerciali nel debito. E ancor di più lasciare la scelta ai singoli Paesi.

Lo stallo politico pesa come un macigno sull’economia. Che fare?

Curiosa la costituzione del gruppo dei saggi: i due principali partiti potevano arrivarci da soli ad elaborare un programma condiviso. Ora credo che i partiti debbano proporre riforme elettorale e costituzionali, compresa quella sulla riduzione dei numeri dei parlamentari. E completare le riforme economico-sociali, non realizzate da Monti. Se poi Monti ritirasse le dimissioni, potrebbe risalire in sella e realizzarle lui le riforme. Vorrei vedere chi avrebbe il coraggio di sfiduciarlo.


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