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Il Sole 24 Ore

A Vinitaly +10% dei buyer esteri ... Il presidente Riello: uno dei settori trainanti del made in Italy che dà immagine ... Un Vinitaly 2013 in crescita e con un profilo più internazionale: nella Top ten dei buyer sono entrati cinesi e australiani. Ieri si è chiusa la 47esima edizione del Salone internazionale del vino con un bilancio che, forse, va al di là delle migliori aspettative. Non è prevalso l’effetto sfiducia nei confronti del nostro Paese e i visitatori sono aumentati del 6% a 148mila presenze, dei quali 53mila esteri, in crescita del 10%. Gli espositori sono stati 4.200 su 100milamq. “E un risultato importante - commenta il presidente di Veronafiere Ettore Riello - conseguito in uno dei settori trainanti del made in Italy, che dà lavoro e ricchezza ai territori e immagine all’Italia nel mondo”. quest’anno la classifica dei buyer internazionali ha registrato alcune new entry. Nella Top ten, i nord americani si confermano i più affezionati degustatori del vino tricolore, seguiti da tedeschi e svizzeri; i “maestri del vino” francesi consolidano il sesto posto ma, a sorpresa, spuntano, al settimo, i cinesi e, al decimo, gli australiani.“Segnali importanti - osserva Giovanni Mantovani, dg di Veronafiere - che testimoniano anche l’apertura dei mercati più lontani, compreso quello australiano che risulta molto interessante”. Fondamentale per il risultato di Vinitaly 2013 “è stato - aggiunge Mantovani - l’attività di incoming realizzata attraverso Vinitaly International, con rappresentanti in 60 Paesi, che ha permesso di portare a Verona rappresentanze commerciali da tutti i continenti, così come l’accordo con Ice”. Ma quanto è utile Vinitaly per gli operatori? “Quest’anno si temeva un effetto sfiducia - sostiene Filippo Cesarini Sforza, dg di Duca di Salaparuta Florio - indotto dalla situazione precaria del nostro paese, ma i risultati sono stati buoni. Certo, Vinitaly serve molto ma a condizione che negli anni si sia lavorato bene per costruire un brand, e non per vendere solo delle casse, e si siano organizzati i mercati”. In 4 giorni dallo stand di Duca di Salaparuta sono passati 2.500 visitatori “che abbiamo puntualmente registrato - aggiunge Cesarini Sforza - Le provenienze sono praticamente da tutto il mondo. Oggi esportiamo il 30% del fatturato e puntiamo al 40-50%, ma attenzione agli abbagli: oggi Usa, Gran Bretagna e Germania assorbono il 60% dell’export italiano”. “La mia azienda - sostiene Piernicola De Castris, titolare della salentina Leone De Castris - ha partecipato a tutte e 47 edizioni di Vinitaly. Quest’anno abbiamo notato uno spiccato interesse dei buyer esteri, con il 60% delle visite. Vedremo nei prossimi mesi però quante di queste si trasformeranno in contratti”. De Castris è uno dei grandi produttori pugliesi (2,5 milioni di bottiglie e 8 milioni di ricavi) che, insieme ad abruzzesi e veneti, stanno diffondendo i vini rosati nel mondo. A Vinitaly la Regione Puglia ha lanciato il secondo concorso nazionale dei vini rosati che si svolgerà in maggio. Decisamente positivo il giudizio di Lamberto Frescobaldi della cantina Marchese de’ Frescobaldi: “E stata un’apoteosi: stranieri e italiani. Mai vista tanta gente”. Tra gli importatori cinesi, Edward Liu titolare di SinoDrink, specializzato in vino italiano con 50 aziende in portafoglio, dichiara: “Il vino italiano piace e l’apertura di molti ristoranti può dare una mano. Servono però iniziative di promozione mirate, tasting e traduzioni di libri sul vino per allargare il mercato”. Conclude l’importatore russo Golovchenko Andrey, di Product supply enterprise, osservando che in occasione di “Vinitaly ho incontrato una cinquantina di cantine, grandi e piccole realtà. E solo le piccole possono trasmettere il vero gusto del vino italiano”.

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