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Il Sole 24 Ore

Vino, Hong Kong senza dazi ... Gli importatori cinesi chiedono al proprio Paese di non alzare le tariffe sui prodotti Ue ... Honk Kong potrebbe essere la porta di accesso per il vino europeo nel caso in cui Pechino dovesse decidere davvero di imporre dazi all’import. Le dichiarazioni diffuse dal Mofcom, il ministero del commercio estero in questi giorni sono tutte molto incentrate sull’espressione Mainland china, con esclusione, sembrerebbe, di Hong Kong. Proprio a Hong Kong si sono svolte le prime fiere esplorative del vino italiano e Bologna Fiere ne ha fatto il trampolino di lancio dei nostri prodotti. Lo snodo è strategico, ma c’è chi preferisce non prendere nemmeno in considerazione l’ipotesi di dazi sul vino europeo. La questione interessa da vicino gli importatori cinesi, circa 400, che dallo scorso novembre hanno creato una loro associazione la China association for importers & exporters of wine & spirits, proprio per eliminare i furbi, quelli che accettano esportazioni al limite del dumping, carichi sottocosto, proprio come quelle che hanno creato le premesse per la concorrenza sleale, anche rispetto ai produttori cinesi. Il giro dell’anno scorso per loro è stato di 257,3 milioni di litri, la metà di questi, 139,5, ma- de in France, con Diageo e Pernod in prima linea. Molti di questi importatori sono estremamente preoccupati alla prospettiva di dover rinunciare a una vera e propria gallina dalle uova d’oro. “I consumi divino stanno aumentando a dismisura - è il commento di Bai Yutao - vice manager di Beijng Sugar tobacco & wine co. Non possiamo pensare di smettere adesso”. Water Wang è un importato- re da 70 milioni di bottiglie all’anno. Facile a dirsi, ma da Xiamen, suo quartier generale, Wang riesce a controllare un giro di affari ramificato in trenta duty free per altrettanti porti, lì compra vino da importatori diretti. E lo piazza in tutta la Cina. Si considera (ancora) un uomo felice perché - ci dice - “ho fatto del mio hobby, il vino, il mio lavoro”. In pochi anni è diventato il re delle duty free zones sull’import di wine & spirits è molto ferrato. Cinque anni fa, tornato nel suo paese dopo sei anni passati nella Silicon valley a lavorare per la HP e ad apprezzare ivini della California, Wanha creato Utrans Wines, già nella top five list degli Eu wine exports. “Stiamo a vedere - dice Water Wang - aspettiamo di capire cosa succederà,,ovviamente non penso che anche la Cina voglia farsi del male, né farne a noi, ma sono decisioni che passano talmente in alto che bisogna solo aspettare”. C’è anche un altro business che potrebbe rimanere colpito: il fiorente commercio online divini e liquori. Jiuxiaiicom è nato solo tre anni fa e ha già mille dipendenti, tre magazzini, l’anno scorso ha venduto un milione di bottiglie in un solo giorno. Era l’11 novembre, un, giorno dei single, dedicato ai regali “per dimenticare”. Il business è talmente fiorente che il Mofcom sta pensando di tassalo, i liquori anche i più costosi circolano ordine a metà prezzo, ma anche su questo ben di Dio potrebbe cadere la mannaia della guerra dei dazi.

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