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Il Sole 24 Ore

La Cina lancia l’indagine antidumping sul vino Ue ... Tensioni commerciali. Sale la pressione di Pechino dopo i dazi sul solare ... Detto, fatto. La Cina non perde tempo e da ieri, i luglio, dopo gli annunci del mese scorso, è passata ai fatti aprendo ufficialmente la procedura antidumping e antisovvenzione sui vini importati dall’Europa. L’indagine interna, ventilata più volte, è già finita. Poche righe sul sito del ministero del commercio estero cinese aprono un nuovo fronte. Prima facie, come si suol dire, la Cina è convinta che il dumping e, novità assoluta, anche le sovvenzioni europee, esistano. Adesso tocca agli esportatori e agli importatori dimostrare il contrario e cioè che non ci sono elementi per tassare il vino europeo. Ma anche i produttori cinesi che nel giugno scorso, per la precisione a Ferragosto, hanno denunciato le importazioni scorrette dovranno darsi da fare per dimostrare il danno subito. Aumenta così, con queste poche righe, la pressione sui Paesi che possono fare un passo indietro in sede europea dando un voto negativo all’antidumping europeo contro l’importazione di pannelli solari cinesi. I voti di Francia, Italia, Spagna, Portogallo, guarda caso grandi produttori ed esportatori divino, specie i francesi, per la Cina sono preziosissimi. La partita, cruciale per Pechino, si decide il 6agosto, data entro la quale Bruxelles deve decidere sulle misure definitive nei confronti dei pannelli solari cinesi. Perfino l’associazione degli importatori cinesi Caws l’ha detto in un’intervista al Sole 24 ore: anche noi guardiamo ogni giorno il sito del ministero del Commercio estero (Mofcom) e incrociamo le dita, anche per noi l’antidumping sarà dannoso, anche se nel lungo periodo non danneggerà le importazioni di vino straniero perché il mercato si sta ristrutturando e i produttori seri non hanno niente da temere. E proprio ieri nel pomeriggio il sito del Mofcom, in cinese, ha riportato la breve nota con la quale laconicamente si dichiara aperta la procedura secondo le regole del Wto e che non dà scampo a nessuno, esportatori europei, importatori cinesi, produttori cinesi di vino. Sarà un’estate con l’affanno, non c’è molto tempo, appena una ventina di giorni, per la precisione la data è il 22 luglio, per dimostrare il contrario. Chi non compila i questionari viene tout court considerato riluttante a farlo. La Dg trade europea sicuramente dovrà dare supporto nell’istruzione delle pratiche e sostenerle nel round con Pechino. Bernard O’Connor, avvocato dello studio Nctm, specializzato in commercio internazionale, non nasconde il pessimismo: “Sarà molto difficile per le case produttrici europee difendersi dall’antidumping perché in molti casi hanno prodotti specifici dedicati all’export in Ciua e quindi la comparazione diventa complicata, mentre i cinesi dal canto loro devono dimostrare che le sovvenzioni ricevute dai produttori sono mirate esclusivamente alla produzione di vino, come sappiamo l’Europa invece è molto incline al sistema del forfeit per l’agricoltura”.
I tempi, comunque, sono strettissimi. Per tutti. Per i cinesi che hanno un mese di tempo o poco più per usare le procedure antidumping come arma politica, per i produttori europei costretti a rintuzzare gli attacchi. Per gli esportatori, finora impegnati soprattutto nella produzione in Cina. Non manca giorno che in Cina anche con il coinvolgimento dell’Ambasciata a Pechino non ci siano eventi promozionali. L’ultimo in ordine di tempo, organizzato dalla casa Biondi Santi, ha visto la partecipazione di una quindicina di affluenti cinesi da appassionare all’italian way of life proprio attraverso il vino di qualità.

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