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Il Sole 24 Ore

Governo in campo contro i dazi ... Calende necessario un tavolo permanente di risoluzione delle controversie ... Sui dazi cinesi al vino europeo l’Italia passa al contrattacco. Su iniziativa del governo italiano, è stata infatti inviata una lettera al Commissario Ue al Commercio, Karel De Gucht (firmata insieme ai responsabili del Commercio estero francese, Bricq, e spagnolo, Garcia-Legaz Ponce) per chiedere un rapido intervento da parte della Commissione Ue. Sul piano nazionale i ministeri dello Sviluppo economico, degli Esteri e delle Politiche agricole insieme con l’Ice hanno messo a punto una task force antiburocrazia per agevolare le imprese che puntano sulla Cina. Sono le due iniziative annunciate dal viceministro allo, Sviluppo economico (con delega al Commercio estero), Carlo Calenda per fronteggiare il rischio dazi sul vino europeo. Pechino lo scorso i luglio aveva infatti ufficialmente aperto un’indagine antidumping e antisovvenzione sulle importazioni di vino dall’Europa che porterà - qualora emergano condotte anticoncorrenziali - a un aggravio delle tariffe sull’import di “etichette” Ue. Una minaccia emersa nelle scorse settimane quasi in contemporanea con l’annuncio di Bruxelles dell’introduzione di un dazio sulle importazioni, questa volta in Europa, di pannelli solari prodotti in Cina, ma che si è concretizzata con l’apertura formale dell’indagine da parte di Pechino. Nel mirino è finito il sistema di sostegni Ue alle esportazioni di vino. Aiuti che però - va ricordato - non sono diretti a sostenere le spedizioni fisiche divino, ma solo le iniziative promozionali nei paesi extracomunitari. Inoltre si tratta di un sistema di incentivi che, prima di esseri introdotto con la riforma della Politica Ue per il vino del 2008, fu concordato in sede Wto e definito come “non distorsivo della concorrenza”. “La lettera sottoscritta con i rappresentanti dei Governi di Francia e Spagna che sta per essere consegnata in queste ore - spiega il viceministro Calenda - vuole essere uno stimolo alla Commissione perché non abbassi la guardia su un capitolo che può danneggiare le nostre imprese. Riteniamo inoltre che si debba stabilire una consuetudine di azione comune con i paesi Ue con i quali condividiamo interessi commerciali. Un’Europa più coesa e forte è fondamentale per non far sentire sole le nostre imprese quando varcano i confini”. Sul fronte internazionale il viceministro auspica da parte Ue un’azione a più ampio raggio. “Il vino rappresenta l’emergenza - aggiunge Calenda - ma il fronte dei contenziosi fra Europa e Cina si sta allargando. Penso alle notizie su settori come la chimica e la farmaceutica. Per questo, abbiamo richiesto a Bruxelles l’apertura di un tavolo di risoluzione delle controversie, un “help desk”, per affrontare sul nascere ogni possibile difficoltà evitando il rischio di uno stillicidio commerciale che non sarebbe d’aiuto a nessuno”. La Cina non è certo il principale mercato per il vino italiano ma, in prospettiva, può diventare uno sbocco importante soprattutto perché si tratta di uno dei pochi paesi che registra consumi enologici in crescita. Lo scorso anno le vendite in Cina sono aumentate del 9% toccando 18 milioni di ettolitri, un quantitativo vicino ai 20 milioni che rappresentano il volume dei consumi in Italia. Il vino italiano ha realizzato in Cina nel 2012 un fatturato di 77 milioni con una crescita del 15%. Un trend proseguito nel primo trimestre del 2013 con un ulteriore incremento dell’11,2 per cento. E poi c’è il fronte nazionale. Le autorità cinesi hanno richiesto che per esportare le imprese si iscrivano in un’apposita lista fornendo loro un’ampia documentazione in lingua inglese e in cinese, il tutto entro venti giorni dall’apertura dell’indagine, e quindi entro il 20 luglio. Le aziende che si registreranno potrebbero beneficiare di un dazio antidumping e antisovvenzione inferiore. Si stima che siano ben 1.500 i produttori italiani di vino presenti in Cina, in massima parte aziende di piccole e piccolissime dimensioni.’ “Si ratta di una rete di Pini - prosegue Calenda - che in molti casi avrebbero difficoltà a gestire il surplus di richieste delle autorità cinesi. Per questo insieme al ministero degli Esteri, a quello delle Politiche agricole e all’Ice abbiamo messo a punto una task force per affiancare i produttori e accelerare, grazie anche a una squadra di traduttori in lingua cinese, la messa a punto delle pratiche burocratiche”.

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