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Il Sole 24 Ore

Il tappo sintetico alla conquista del mercato dei vini pregiati ... Per ora si può parlare di Sagrantino, Primitivo, Chardonnay Sauvignon, ma anche Pinot grigio, Valpolicella, Bardolino. L’obiettivo però si chiama Barolo. O Brunello di Montalcino. Una volta che il tappo sintetico potrà mantenere in un’atmosfera ideale, capace di apprezzano, il Barolo, potrà conquistare tutti i nomi più pregiati dell’enologia italiana La strada percorsa è lunga oltre trent’anni e l’auspicio dei produttori è che lo sia un po’ meno prima di raggiungere l’obiettivo più alto. “il tappo sintetico nasce all’inizio degli anni Ottanta- ricorda Roberto Casini, presidente del gruppo tappi della Federazione gomma
plastica e fondatore di Microcell - ma non ha successo perché i materiali erano rigidi e avevano prestazioni limitate che li rendevano inadeguati a imbottigliare il vino”. Dieci anni di ricerca, ma anche il boom del vino e tappi in sughero prodotti con materia prima di bassa qualità che conferisce al nettare il terribile sapore di tappo hanno creato una prateria. Il sughero è una materia prima il cui approvvigionamento è deciso dalla natura Una quercia da sughero prima di diventare produttiva impiega 30 anni. “Questo ha fatto sì che negli anni Novanta in coincidenza con l’esplosione del mercato vinicolo, si siano utilizzate anche parti del sughero non adatte, immettendo sul mercato chiusure inadeguate, quelle che appunto conferiscono al vino il sapore di tappo. E stato allora che la ricerca di prodotti alternativi ha fatto grandi passi in avanti”, continua Casini. Oggi, in Italia, dei quasi due miliardi di bottiglie di vino, 400 milioni hanno tappi sintetici Microcell ne fa oltre 100 milioni ed è tra le aziende più all’avanguardia nel suo laboratorio a Rossano Veneto un ingegnere, un chimico e un fisico lavorano alacremente con un obiettivo molto ambizioso che si chiama appunto Barolo. Oltre al superamento della barriera psicologica - il binomio vino e sughero sembra ancora inscindibile - il problema concreto delle chiusure sintetiche è “aumentare la barriera per gas e ossigeno - spiega Casini -. Se fino a quattro cinque anni fa si ottenevano ottime prestazioni su vini con beva di 8-10 mesi, adesso siamo arrivati a fornire tappi per vini con beva fino a 4-5 anni”. Ma c’è ancora un’altra barriera da superare per i produttori. Normativa, questa volta. “Sui vini Docg non è infatti consentito l’uso di chiusure sintetiche. il passaggio di alcuni vini, come per esempio il Morellino di Scansano da Doc a Docg ha sottratto una fetta di mercato importante”. Chi, come Casini, produce questo tipo di chiusura, però non si scoraggia e piuttosto individua le risposte nella ricerca. “Noi stiamo ripartendo dai vini di qualità, ma è una ripartenza lenta. Ogni volta che diamo un tappo a un produttore di vino prima che lo acquisiti passano oltre due anni il tempo delle prove crea dinamiche molto lente”. In questa lentezza, però, i produttori si sono aperti un varco nel Chianti e nel Soave. Entrambi sono vini Docg, quindi la normativa non consente l’uso di tappi sintetici. Per ora, però, confidano i produttori che confermano che sono già iniziate le prove su queste etichette. La scalata della piramide sembra irta di ostacoli e molto dura. Non più della determinazione di chi vuole portare il tappo sintetico sui vini pregiati.

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