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Il Sole 24 Ore

Madrid “invade”
l’Europa con vino
a prezzi low cost ... Il vino europeo rischia di
parlare sempre più spagnolo,
un po’ come è avvenuto nei
primi anni Duemila all’olio
d’oliva. La Spagna infatti, grazie
a nuovi vigneti piantati di
recente (e che via via stanno
entrando in produzione) e alla
ristrutturazione di impianti
obsoleti ormai tallona da vicino
l’Italia come principale
produttore mondiale. Secondo
i dati dell’Oiv infatti l’Italia
nel 2013 ha prodotto 45 milioni
di ettolitri. Al secondo posto
si trova la Spagna con 42,7
milioni di ettolitri che ha così
scavalcato la Francia ferma a
quota 42 milioni.
Ma aldilà delle statistiche e
delle leadership produttive a
preoccupare è l’effetto di tali
cifre sui prezzi. Infatti, proprio
come avvenuto nel settore
dell’olio d’oliva dove la
grande crescita della produzione
spagnola (ormai tripla rispetto
a quella italiana) ha trascinato
verso il basso le quotazioni,
anche nel vino si rischia
di replicare il copione. Una spirale
di ribassi non ancora evidente
per le grandi griffe e le
etichette di qualità ma che per
le fasce più basse del mercato
è invece tangibile.
«Sulle quotazioni stiamo
scontando un effetto Spagna -
spiega il direttore di Caviro (la
coop proprietaria del brand
“Tavernello” che nel 2013 ha
venduto 180 milioni di litri divino
per un giro d’affari di 327 milioni)
- anche se questo è più
evidente per i vini da tavola
che per le etichette Doc e Igt.
L’ondata di ribassi finora ha
consentito di riequilibrare i
rialzi a volte ingiustificati registrati
negli ultimi due anni, ma
in prospettiva può rivelarsi
molto rischiosa e penalizzare
l’intero settore”.
Secondo il direttore di Caviro
il prezzo di un vino da tavola
non dovrebbe mai scendere
sotto la soglia dei 4 euro a ettogrado
(ovvero il valore di 100 litri
di vino a un grado alcol ndr).
“Una quotazione che garantirebbe
una giusta remuneratività
al viticoltore - aggiunge bagnino
- mentre in S p agra si parla
di quotazioni quasi dimezzate,
di fronte alle quali ci salviamo
perché si tratta di prodotti
di pessima qualità. Vini che
una volta sarebbero stati destinati
alla distillazione, una misura che garantiva l’equilibrio del
mercato e che Bruxelles ha invece
cancellato forse troppo
frettolosamente”.
“Dalla Spagna giungono offerte
che fanno semplicemente
paura - spiega Franco Ponti titolare
del famoso brand
dell’aceto - perché un prezzo
di 2 euro a ettogrado per un vino
equivale a riportare i listini
ai livelli degli anni ’90, cancellando
gli sforzi fatti finora per
far crescere i valori. Abbiamo
calcolato che tale quotazione
implica inoltre un prezzo pagato
per le uve di 8 euro a quintale.
E in Italia, per una cifra del
genere, non si riuscirebbe neanche
a trovare qualcuno disposto
a fare la vendemmia”.

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