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Il Sole 24 Ore

Produttori
“esemplari”
indifesa
del Brunello ... Le cronache dei giorni scorsi ci
regalano un esempio chiarissimo
. di cosa significhi difendere
l’economia sana del Paese dagli assalti
dell’illegalità. Ci riferiamo al tentativo di
frode attuato ai danni di due vini che
tutto il mondo conosce e ci invidia: il
Rosso e il Brunello di Montalcino.
Riportavano dunque le cronache, che la
Guardia di Finanza ha potuto
sequestrare 165mila litri di prodotto di
modesta qualità, che stava per essere
messo in vendita in oltre 22omila
bottiglie recanti le etichette dei due
gioielli dell’enologia nazionale, per un
valore di 3-4 milioni di euro. Il tentativo
di truffa è stato scoperto anche grazie al
ruolo del Consorzio dei produttori del
Brunello, che ha innescato le indagini
delle Fiamme Gialle e della Procura
senesi.
È accaduto che un enologo,
approfittando dei suoi rapporti di
consulenza con una decina di aziende
agricole del luogo, avrebbe arraffato
documenti e materiale autentico
attestante la Docg, per riprodurlo
falsificandolo. In questo modo si
potevano far passare per autentiche uve
acquistate chissà dove e anche
“travestire” con contrassegni di Stato
(ne sono stati sequestrati 2-350) le
bottiglie fasulle. Il professionista aveva
anche inserito informazioni falsate nella
banca dati regionale per l’erogazione dei
fondi all’agricoltura, allineando le
risultanze cartacee a quelle telematiche.
Sarebbe uno dei tanti episodi di
contraffazione ai danni di produzioni
specialissime italiane, se non fosse per il
ruolo netto e fortemente consapevole
assunto dai produttori. “E un fatto molto
grave - si legge sul sito del Consorzio, a
proposito della tentata truffa- che potrebbe
arrecare un danno sensibile al Brunello, ai
produttori e al territorio, ma questo sistema
ha la forza e gli strumenti per individuare,
isolare, combattere” chi si mette fuori dalle
regole. E forte di questa nuova esperienza
(non è la prima truffa del genere che
subiscono i vignaioli) il Consorzio rivendica
di aver “collaborato fin dall’inizio delle
indagini”, annuncia la costituzione a parte
civile non appena il quadro processuale sarà
completamente definito e, “per evitare il
ripetersi di comportamenti illeciti e lesivi del
territorio, l’assemblea ha introdotto controlli
preventivi sulla vendita di uva e vino sfuso”.
In particolare “i produttori dovranno
comunicare le vendite con un preavviso di
48 ore, facilitando così ulteriormente il
lavoro degli organi preposti al controllo”.
Entro ottobre, infine, sarà pronto il “Codice
etico cui tutti i produttori e coloro che
ruotano intorno al mondo del vino,
dovranno attenersi”.
Qualcuno - anche in buona fede - avrà
brontolato per questi nuovi obblighi;
qualcun altro, avvezzo a farsi discretamente
i fatti propri, avrà tacciato le ulteriori
incombenze imprecando all’eccesso di
burocrazia; e non sarà mancato chi avrà fatto
spallucce all’annuncio del Codice etico in
arrivo. Ma la strada imboccata dal Consorzio
- autoregolamentazione, controlli
preventivi, collaborazione conte autorità-è
l’unica che garantisca davvero la preziosa
produzione. Perché, allora, tanti lamenti e
distinguo quando il prodotto, proprio come
un buon vino, è un buon calcestruzzo, un
buon servizio di smaltimento rifiuti, la buona
esecuzione di un’opera pubblica?

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