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Il Sole 24 Ore

Diritti di impianto, faro su 50mila ettari ... Corsa contro il tempo per utilizzare le “quote” produttive del vino. Nel portafoglio delle regioni ci sono diritti di impianto (le licenze che bisogna detenere insieme alla titolarità del vigneto per produrre vino) per circa 5omila ettari. Un quantitativo pari a quasi 1’8% del vigneto Italia e che se non utilizzato entro 31 dicembre 2015 sarà perso. Da quella data infatti le licenze lasceranno il passo al sistema delle autorizzazioni all’impianto che non potranno più essere commercializzate, ingessando così il sistema vini- colo nazionale.
Il principale vincolo all’utilizzo delle licenze è il blocco della trasferibilità fra regioni previsto da quasi tutte le amministrazioni. In presenza di tale divieto un viticoltore ad esempio veneto, non può acquistare un diritto di impianto in Sicilia ma deve attingere solo alla riserva della sua regione. Col risultato che se in una determinata area non ci sono tanti imprenditori pronti a investire quante sono le disponibilità di diritti tali licenze rischiano di restare inutilizzate.
Il ministero per le Politiche agricole, nei mesi scorsi, ha cercato un accordo con gli enti locali per garantire tale mobilità. E nonostante alcune regioni nelle ultime settimane, considerata l’importanza della posta in palio, abbiano provveduto a rimuovere il divieto di trasferimento, a livello di Conferenza Stato-Regioni non è stato possibile definire un compromesso valido per tutti. Dopo ben tre tentativi andati a vuoto (l’ultimo per l’opposizione di Puglia, Basilicata, Marche e Abruzzo) il
ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ha annunciato a breve un decreto del governo per sbloccare l’empasse.
“Il decreto è urgente - spiega il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti - anche perché in questa situazione di blocco le quotazioni dei diritti di impianto stanno esplodendo visto che in pochi mesi siamo passati dai 3- 4mila euro a ettaro degli scorsi anni a quota 10-l2mila euro a ettaro. Pertanto bisogna correre ai ripari per calmierare le quotazioni e per evitare di perdere potenziale vitivinicolo”. “La mancanza di una soluzione è incomprensibile - aggiunge la responsabile vino di Confagricoltura, Palma Esposito - anche perché mi risulta che molte regioni abbiano compreso la delicatezza della questione e abbiano in molti casi rimosso il blocco dei diritti. L’opposizione di pochi non può bloccare l’intero sistema”. “Speriamo si trovi presto una soluzione
- aggiunge Domenico Bosco di Coldiretti - anche perché il passaggio al nuovo meccanismo digestione del potenziale ci è stato presentato come una semplificazione in grado di rafforzare la competitività del settore. Ma a giudicare da questi ritardi non credo stiamo andando a favore delle imprese del vino italiano”.

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