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Il Sole 24 Ore

Il vino batte anche la crisi russa ... Il vino italiano regge all’urto della crisi russa e mette a segno una piccola crescita a valore e a volume. Nel 2014 le nostre cantine hanno aggiornato il record delle quantità esportate portando gli ettolitri a 20,4 milioni, +0,8%, e il valore a 5,11 miliardi di euro, in crescita dell’1,4% sul 2013. Secondo l’analisi di Ismea, la crescita, anche se limitata dell’export in valore, è il risultato di dinamiche diverse, con lo sfuso in flessione di quasi il 18% e i vini confezionati in crescita del 2%. Sono soprattutto gli spumanti a trainare la crescita degli introiti e, all’interno di questi, c’è il boom del Prosecco (+28%). Volendo fare una suddivisione secondo la piramide della qualità si evidenzia come i vini Dop fermi, esclusi quindi spumanti e frizzanti, abbiano sostanzialmente confermato i 4,7 milioni di ettolitri del 2013 con un +1% del valore a quasi ai 2 miliardi di euro. Bene i vini Igp con un più 4% in valore mentre tracollano i vini comuni, che cedono il 23% sul 2013. Nelle destinazioni, la Gran Bretagna incrementa l’export del 6,1% e gli Stati Uniti del 4,4%; cedono la Russia (-10%) e la Germania (-4,4 per cento). “È stato un anno positivo per noi e per tutti i vini siciliani - esordisce Antonio Rallo, ad di Donnafugata, dal ProWein di Dusseldorf -. E l’interesse continua anche qui in Germania: molti buyer ci hanno detto che nel 2015 vogliono più Italia, anche per la svalutazione dell’euro che ci favorisce rispetto ad Australia e Nuova Zelanda. E soprattutto spinge il nostro export verso gli Stai Uniti”. L’anno scorso Donnafugata ha commercializzato 2,2 milioni di bottiglie per 14 milioni di ricavi. “C’è una grande selezione tra aziende - aggiunge Rallo -. Le più piccole tendono ad uscire dal mercato a favore delle più grandi”. Il 2014 è stato addirittura ottimo per Florio Duca di Salaparuta. “Abbiamo investito risorse consistenti - spiega il dg Filippo Cesarini Sforza - nella strutturazione del mercato americano con market manager dedicati e con il marchio Corvo che ha fatto da driver agli altri vini siciliani. Ma abbiamo fatto progressi anche in Asia e nella vecchia Europa. Alla fine i ricavi sono balzati del 10% a 45 milioni con un’incidenza dell’export del 30%”. E la crisi russa? “Il nostro importatore - risponde il top manager - aveva impostato talmente bene le cose che alla fine siamo cresciuti del 10 per cento. Quest’anno invece c’è un’alternanza di mesi positivi e negativi”. E il 2015? “Il nostro budget - conclude Cesarini Sforza - stima una crescita a due cifre. E credo che lo centreremo”. Stappano Prosecco Docg in casa Santa Margherita, non solo per gli 80 anni della società veneta ma anche per i risultati record di ricavi ed Ebitda. “L’anno scorso - sottolinea Ettore Nicoletto, ad del gruppo Santa Margherita - i ricavi in Italia sono cresciuti del 5% e all’estero del 9%. Siamo il gruppo con il tasso di crescita più elevato tra quelli con oltre 100 milioni di fatturato”. I ricavi (110 nel 2013) sono top secret in attesa del via libera del Cda e anche l’Ebitda, molto elevato con 29 milioni del 2013, è lievemente migliorato. E la crescita esterna? “Abbiamo sul tavolo vari dossier di aziende potenzialmente acquisibili - sostiene Nicoletto - e ci stiamo ragionando. Sappiamo bene che nel Centro Sud si fanno ottimi vini. Spero nelle prossime settimane o nei prossimi mesi di darvi una buona notizia”. Tornando ai dati Ismea, dopo essere stata a lungo il primo fornitore mondiale, l’Italia con 20,4 milioni di ettolitri è stata scavalcata dalla Spagna. Il record delle spedizioni iberiche (22,6 milioni di ettolitri, il 22% in più sul 2013), sulla scia di una vendemmia abbondante, è stato accompagnato però da una significativa riduzione dei prezzi che hanno determinato una contrazione dei ricavi del 5%. Anche la Francia, sempre al top per l’export vinicolo (7,7 miliardi di euro), ha subito una battuta d’arresto in valore, lasciando l’Italia unica fra i tre big player ad avere incrementato il giro d’affari.

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