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Il Sole 24 Ore

Portiamo all’estero l’italian style ... Una cosa è ormai chiara. Per riuscire a promuovere efficacemente il vino italiano sui mercati esteri non basta avere fondi sufficienti. È necessario trovare strumenti più adeguati alle dinamiche distributive e ai nuovi clienti. Quindi meno grandi degustazioni in giro per il mondo e più eventi “trasversali” che riescano a comunicare l’Italian Style e la creazione di una rete di esperti internazionali capaci di comprendere la nostra ricchezza enologica. Su quest’ultimo fronte è attivo, negli ultimi anni, Vinitaly International, lacostola della manifestazione veronese che guarda all’estero, guidata con piglio da Stevie Kim, outsider americana di origini coreane.
“All’inizio pensavano che fossi matta - racconta - ora si limitano a dire che sono antipatica. Il fatto è che non ho peli sulla lingua, dico sempre ciò che penso con chiarezza, anche se può non far piacere”. Come quando afferma che il mondo del vino pecca ancora di eccessivo individualismo o quando fa notare come, nonostante gli Stati Uniti siano il mercato di riferimento per le nostre esportazioni lì siano ancora in pochi a conoscere davvero il vino italiano, “spesso - dice - non sanno nemmeno la differenza tra Prosecco e Franciacorta”.
Al primo problema si sta cercando di porre rimedio. “Quest’anno, per la seconda volta, i dodici produttori riuniti nel consorzio Italia del Vino si presenteranno insieme a Vinexpo - spiega il presidente Ettore Nicoletto, ad di Santa Margherita - avremo uno stand a due piani e trasmetteremo un’immagine più forte e coesa”. E altri centri di aggregazione, come l’Istituto Grandi Marchi (che riunisce storiche aziende familiari votate all’export) a loro volta organizzano ini4ative ed eventi dove prevale la pluralità di voci.
“E assolutamente essenziale allargare la conoscenza sul nostro vino -afferma Stevie Kim - noi abbiamo portato avanti questa strategia poggiandola su tre pilastri:
Opera Wine, la vetrina delle 100 etichette italiane d’eccellenza scelte con una Bibbia dell’enologia mondiale come Wine Spectator (è l’anteprima del Vinitaly,che si svolge sabato 21 e quest’anno espone io vini ndr); l’Academy con cui svolgiamo corsi e formiamo i futuri ambasciatori nel mondo del nostro vino; VinitalyWine Club attraverso il quale abbiamo approcciato il sistema dell’ecommerce”. Sono comunque strategie di lungo periodo, avverte Kim. E che richiedono risorse.
Negli ultimi mesi, a questo proposito, si è assistito a una forte
contrapposizione tra Stato e Regioni. L’Ocm vino, la regolamen-
tazione europea dei fondi alla promozione su paesi terzi, concede all’Italia ba milioni l’anno. Il 70%
è gestito dalle Regioni, la parte restante dallo Stato. Ma mentre la
quota nazionale è sempre in overbooking ci sono Regioni che non riescono ad utilizzare le risorse
agli scopi preposti e finiscono per
deviare i fondi su altre misure che nulla hanno a che fare con la promozione. Molti produttori hanno
chiesto a gran voce di rivedere la ripartizione ma le Regioni si sono
opposte. Ora allo studio del Governo c’è un decreto che almeno cancellerebbe i progetti multiregionali (circa 10 milioni di euro)
che oggi ricadono sotto i fondi statali. “Alcuni sostengono che dei fondi nazionali beneficiano solo le aziende più grandi ai consorzi spiega Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini e ad della casa vini di famiglia - ma si dimentica che quando si sviluppano questi progetti a beneficiarne sono i vitigni e i territori nel complesso, diventano un traino per tutto il comparto. E poi lo Stato finanzia solo il 50% della spesa quindi c’è un impegno diretto dei produttori che hanno tutta la convenienza a proporre azioni davvero efficaci”. “Come Italia del vino abbiamo in programma una grande iniziativa a fine anno a Pechino - annuncia Nicoletto - un evento di lifestyle: con il vino porteremo tutte le eccellenze del made in Italy: design, moda, gastronomia. Parleremo dell’arte di vivere italiana, quello che gli stranieri davvero ci invidiano”.

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