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Il Sole 24 Ore

La siccità fa 200 milioni di danni ... Il caldo feroce degli ultimi giorni ha dato il colpo di grazia. Accentuando una siccità già manifesta in molte aree, soprattutto del Nord, con danni all’agricoltura che la Coldiretti ha stimato in almeno 200 milioni di euro. Ma alle temperature quasi tropicali, che costringono a un maggiore uso di acqua per irrigare i campi, si somma il problema ormai cronico della cementificazione. Una miscela esplosiva che, vista l’emergenza, ha indotto il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ad annunciare lo stanziamento di 1,2 miliardi per il dissesto idrogeologico. “Entro qualche settimana firmerò gli accordi di programma”, ha assicurato il ministro giovedì all’Expo, a un convegno organizzato dall’Associazione nazionale delle bonifiche (Anbi). Spiegando che di questo importo complessivo, “600 milioni sono già disponibili e andranno a finanziare progetti immediatamente eseguibili. Gli altri 600 milioni saranno utilizzabili da fine anno”. Gli interventi saranno mirati, “tenendo conto di due criteri: la pericolosità della situazione su cui intervenire e la cantierabilità dell’opera”. Una prima importante rassicurazione, che però non deve far perdere di vista la necessità di un Piano nazionale per le opere irrigue e contro il dissesto idrogeologico. “L’Italia è un Paese che ha sete e che ha bisogno di mettere al centro la risorsa idrica come motore di sviluppo”, ha ricordato il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi. Senza dimenticare che “l’acqua e la legalità - gli ha fatto eco Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura - sono gli affluenti principali per garantire al meglio il futuro del nostro Paese”. Detto questo, ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, “l’acqua, e il cibo, sono beni comuni che vanno gestiti e inseriti come priorità nell’agenda del Paese”. Posto che la gestione delle acque, di cui circa il 60% vengono utilizzate in agricoltura, in Italia è un problema irrisolto che si trascina da anni. E con risorse finanziarie non sempre andate a buon fine. Il Piano irriguo nazionale è stato approvato con una delibera Cipe nel 2004. Ma dei circa 7 miliardi che questo portava in dotazione, finora sono stati attivati finanziamenti per solo 1,6 miliardi. Certo la stessa Anbi - una struttura a rete con 150 consorzi di bonifica che gestiscono 18 milioni di ettari, pari al 60% del territorio nazionale - ricorda la necessità di “manutenzioni straordinarie e adeguamenti degli impianti irrigui esistenti, nonché per nuove opere ora più che mai indispensabili, anche in relazione alla sempre più accentuata variabilità climatica”. Ma la stessa associazione sottolineava recentemente che l’unica fonte per le opere irrigue è rappresentata dai fondi comunitari 2014-2020, con uno stanziamento previsto per il piano irriguo di circa 300 milioni. Una dotazione che se anche raddoppiasse, secondo le ottimistiche valutazioni del ministero delle Politiche agricole, sarebbe comunque insufficiente a rimettere in equilibrio il sistema. I Consorzi fanno la loro parte. Solo per quest’anno per ridurre il rischio idrogeologico hanno presentato 3.335 progetti per una spesa prevista di oltre 8,4 miliardi. Ma lo stesso presidente Vincenzi riconosce che c’è bisogno di “una strategia di lungo periodo. Per questo chiediamo alle regioni e alle Autorità di bacino, ma soprattutto al ministero delle Politiche agricole, sempre vicino al nostro mondo, l’insediamento di un Tavolo nazionale per il monitoraggio costante della contingenza idrica, coinvolgendo tutti i gestori, a iniziare da quelli elettrici”.

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