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Il Sole 24 Ore

Lactalis: “nessun rialzo del prezzo” … Oggi riparte l’Opa su Parmalat: “Se non vinciamo, zero impatto:tutto resta com’è”... La famiglia Besnier offre 2,8 euro per azione e punta a salire del 90%. L’opposizione di Amber che reclama il tesoro di Citigroup... L’ultimo chilometro, nella maratona, è il più difficile e insidioso. Anche Lactalis, il padrone del latte in Europa, è all’ultimo chilometro di una maratona, finanziaria, iniziata sei anni fa. Nel 2011 la multinazionale francese a gestione familiare scalò la Parmalat, azienda simbolo dell’industria alimentare in Italia (anni prima, avevano messole mani su un altro simbolo, la Galbani). Ora li aspetta l’ultimo affondo: prendersi tutta l’azienda italiana e portarla via da Piazza Affari. Oggi parte l’Opa lanciata dal gruppo straniero a 2,8 euro per rastrellare le poche azioni rimaste in circolazione. Facile, sulla carta: il flottante è appena il 12,25% e ai francesi basta un’inezia, solo il 2,15%, per gridare alla vittoria (che coincide con la soglia del 90%). Ma su quel 2% si sta scatenando l’ultima battaglia trai padroni e le minoranze. I sei anni in Italia di Lactalis sono stati scanditi da un continuo stillicidio di accuse e affondi giudiziari. A capo dell’opposizione, il fondo Amber, il più noto attivista di Piazza Affari (ma in Lactalis li considerano degli speculatori), ha ingaggiato un braccio di ferro, fatto di esposti alla Consob, denunce penali e ostruzionismo. Ora che si gioca l’ultima partita, lo scontro si accende ancora di più: da mesi Amber grida che il prezzo è troppo basso, che non consegnerà le sue azioni, sperando così che anche gli altri piccoli azionisti facciano lo stesso. Parmalat potrebbe incassare un tesoretto miliardario da Citigroup, con cui ha una causa aperta dai tempi del crack: ecco che dunque l’azienda varrebbe molto di più dei 2,8 euro messi sul piatto. La posta in gioco è alta tanto che per la prima volta in sei anni, Lactalis è uscita allo scoperto e accetta di parlare con un giornale. “Siamo fiduciosi che arriveremo il 90% di Parmalat” esordisce Michel Nalet, general manager degli affari pubblici del gruppo. Sta di fatto però che in Borsa il titolo è costantemente sopra il prezzo d’Opa e che a un piccolo azionista converrebbe, allo stato attuale,vendere i suoi titoli sul mercato, piuttosto che consegnarli ai francesi. Un passaggio non di poco conto, ma per ora Lactalis è irremovibile: “Non ab-biamo alcuna intenzione di rivedere il prezzo; per un azionista, soprattutto se storico, è comunque un valore alto”. Che farà però, Lactalis dovesse l’Opa fallire? “Non sappiamo cosa succederà, se non arriveremo al 90% del capitale di Parmalat. Ci penseremo il 10 marzo” chiosa serafico Nalet. Ma qualcuno avrà pur pensato allo scenario peggiore: “Il ragionamento non vale in questo caso - replica Nalet - perchè qui non c’è un “worst case scenario”: Parmalat è comunque già controllata da Lactalis. E finora non abbiamo avuto problemi a gestire la società”. I francesi dunque gettano acqua sul fuoco e sfoggiano tranquillità, anche perché Lactalis parte dalla posizione di forza dell’87,7%, una quota che garantisce un controllo bulgaro. Ma se fosse tutto così lineare, non si spiegherebbe tutto il can can sul delisting. La verità è che la famiglia Besnier, proprietaria di Lactalis, soffre il mercato: non pubblica i suoi dati, nessuna delle sue aziende è quotata. E dover condividere decisioni (e soprattutto profitti) con azionisti di minoranza è un fastidio mal sopportato. Non a caso, per la prima volta, i francesi si sono scagliati contro Amber: Lactalis ha presentato anch’essa un esposto in Consob, accusando il fondo di “scorrettezze informative suscettibili anche di incidere sull’andamento del titolo e sull’Opa” ha spiegato una nota, accusando ipotetici azioni di concerto. Mentre oggi si parte l’Opa, ieri si chiuso invece un vecchio capitolo, risalente ai tempi dell’arrivo dei francesi. Il gip di Milano, Manuela Scudieri,ha fatto calare il sipario sulla presunta scalata a Parmalat di Lactalis, che era salita al 29% di Collecchio, per poi lanciare un’Opa. Si ipotizzavano i reati di aggiotaggio e insider trading per Intesa, Lazard e Soc - Gen. E stato tutto archiviato.

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