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Il Sole 24 Ore

Una nuova sfida per il Prosecco … Potrebbe diventare l’area viticola sostenibile più grande d’Italia. Il progetto almeno è quello. Si tratta del Prosecco, il più grande fenomeno di successo che si ricordi nel mondo del vino italiano (con superfici a vigneto e produzione più che raddoppiate nell’arco di 7 - 8 anni, ma soprattutto boom dei fatturati sui mercati): la prossima sfida è quella di farlo diventare una best practice anche sul piano della sostenibilità. Certo una buona spinta verso la sostenibilità è venuta anche dalle recenti trasmissioni televisive che hanno mostrato l’uso massiccio (anche attraverso il ricorso agli elicotteri) di fitofarmaci in un’area che è giunta a sfiorare i 30mila ettari (tra Prosecco Doc e le due Docg del Superiore di Conegliano Valdobbiadene e di Molo e Colli Asolani), ma i produttori sottolineano: il progetto di arrivare a un sostanziale abbattimento almeno dei prodotti chimici più rischiosi è partito molto prima. O almeno questo è quanto sostiene il presidente del Consorzio del Prosecco Doc, Stefano Zanette. “Il nostro percorso - spiega -, che ci auguriamo porterà a mettere al bando l’erbicida Glifosate e gli antiparassitari Folpet e Mancozeb dal 2018, è cominciato molti mesi fa, molto prima che la tv si occupasse di sostenibilità nell’area del Prosecco. Abbiamo ottenuto nelle scorse settimane il via libera dall’assemblea del Consorzio a prevedere l’ eliminazione di questi prodotti nel Vademecum viticolo 2017 (le linee guida per i produttori di Prosecco Doc, alle quali quest’ultimi per ora possono uniformarsi volontariamente, ma in seguito quanto previsto dal Vademecum dovrebbe diventare obbligatorio, ndr)”. Una vera e propria rivoluzione secondo Zanette, “un passo del quale siamo profondamente convinti - dice - e che rappresenterà anche il primo step verso quella certificazione di sistema che diventa ora il nostro prossimo obiettivo”. Un’iniziativa che tuttavia non è stato semplice adottare. “Innanzitutto perché non è semplice forzare la mano delle imprese - aggiunge Zanette -. Qui ci troviamo di fronte a misure che vanno a incidere sulla libertà di ogni imprenditore di scegliere le modalità con le quali condurre la propria azienda. E non nascondo che alcuni malumori li abbiamo già riscontrati. Tuttavia, riteniamo che questa sia la strada da seguire e che come avvenuto per l’adozione della fascetta di Stato sulle bottiglie per avere un maggior controllo sulla tracciabilità, che in un primo momento alcuni criticavano mentre ora nessuno metterebbe più in discussione, anche la svolta della sostenibilità alla fine convincerà tutti”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche i produttori del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg. “Noi abbiamo iniziato il nostro percorso nel 2011 - spiega il presidente del Consorzio del Prosecco Docg dl Conegliano Valdobbiadene, Innocente Nardi - con l’introduzione di un protocollo viticolo (iniziativa alla quale ha aderito anche il Consorzio della Docg di Asolo e dei Colli Asolani, ndr) che ha proposto ai nostri 3.200 viticoltori insieme alle migliori tecniche agronomiche anche di eliminare dal 2013 quei prodotti chimici che hanno una “frase H”, ovvero che sono a maggior rischio di cancerogenicità, anche se - beninteso - si tratta di prodotti autorizzati dal ministero per le Politiche agricole. Da quel momento abbiamo sempre cercato di alzare l’asticella, giungendo al recepimento del protocollo viticolo nei regolamenti di 14 amministrazioni comunali su 15 del nostro territorio. Questo recepimento è molto importante perché in questo modo, alla pari dei regolamenti sulle affissioni o sull’urbanistica, uniformarsi a quei principi diventa obbligatorio”. Ma anche per il Consorzio della Docg il percorso non è ancora chiuso. “Ora - conclude Nardi - stiamo lavorando a un’intesa con le amministrazioni comunali e la Asl competente per arrivare a costituire un gruppo di vigilanza in modo che si possa verificare l’operato dei viticoltori. Si tratta dell’ultimo passo in chiave sostenibilità per un territorio che, come è noto, si candida a diventare con i propri vigneti patrimonio Unesco”.

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