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Il Sole 24 Ore

Nei luoghi del vino si continua a innovare … Il boom dell’enoturismo... Tra wine wedding e musei multimediali,quello del turismo del vino si conferma in Toscana un segmento dinamico. Un comparto nel quale la Toscana ha fatto e continua a fare da apripista su tanti fronti. La regione è storicamente tra le principali aree del Paese per numero di cantine attrezzate per ricettività e di aziende specializzate in wine tourism, ovvero nell’offerta di visite. Nei suoi confini ci sono alcune tra le mete enoturistiche più visitate d’Italia. Aspetti ai quali ora si aggiunge il primato dell’innovazione in campo enoturistico. “Le principali novità di quest’anno - spiega Donatella Cinelli Colombini, produttrice di Brunello di Montalcino, ideatrice della manifestazione Cantine aperte e autrice di diversi manuali di marketing di turismo del vino - sono l’inaugurazione a Bolgheri (Livorno) della World wine town, con il museo multimediale e sensoriale del vino allestito da Dante Ferretti, e il centro di animazione sul vino creato dai produttori della Vernaccia di San Gimignano”. Un’offerta, quella enoturistica, che si è aperta ai millennials, con servizi a loro dedicati, “come una app - spiega la presidente del Movimento turismo del vino Toscana, Violante Gardini - con un sistema di georeferenziazione che consente di guidare il turista verso la cantina che meglio si adatta alle proprie esigenze e curiosità”. Probabilmente non è un caso se all’ultima edizione di Cantine aperte oltre la metà dei visitatori aveva tra i 25 e i 40 anni. La “febbre” degli ultimi anni è, poi, quella dei wine wedding, i matrimoni in cantina. “Un trend che si sta rafforzando, in particolare tra gli stranieri - spiega Cinelli Colombini -. È previsto set fotografico nei vigneti e in cantina e poi la possibilità di pernottare nelle stesse aziende nelle quali si festeggia. Una soluzione a prova di alcol test”. Un grande impulso è venuto negli ultimi anni dal web. Oggi, ad esempio, su TripAdvisor c’è una sezione dedicata alle cantine. “La rete - aggiunge Cinelli Colombini - ha creato nuove opportunità, ma anche minacce. Si sta infatti diffondendo l’abitudine a un articolato
post vendita, dopo le visite. Ma bisogna rifuggire dalla logica del call center, che stride con l’immagine di esclusività fin qui costruita”. Tra le principali scommesse degli ultimi anni legate al turismo del vino c’è la grande cantina di Bargino realizzata da Antinori a San Casciano Val di Pesa, nel territorio del Chianti classico, che con il Castello di Brolio di Ricasoli (a Gaiole in Chianti) e il Castello Banfi (a Montalcino) è tra le maggiori destinazioni enoturistiche. L’ad della Marchesi Antinori, Renzo Cotarella, spiega che il flusso di visitatori nella nuova cantina si è stabilizzato sui 40mila all’anno. “Una dimensione che riteniamo compatibile con la nostra azienda - dice Cotarella - e che non vogliamo incrementare. Perché altrimenti non ci consentirebbe di avere la giusta attenzione ai visitatori, allontanandoci da quella ricerca della qualità che invece vogliamo trasmettere sia con i nostri vini sia con il disegno architettonico della nuova cantina e che riteniamo sia la cifra della nostra azienda”. La cantina, il cui progetto è stato fortemente voluto dalla famiglia Antinori e ideato dall’architetto fiorentino Marco Casamonti dello Studio Archea Associati, ha una struttura ipogea scavata in una collina mimetizzata fra i vigneti. Dall’alto, c’è il tetto con vigneti pensili, poi il piano terra con gli spazi per la lavorazione delle uve e l’accoglienza dei visitatori, la vinsantaia, l’orciaia (dedicata all’olio), il museo, l’auditorium e il ristorante; infine i livelli inferiori, con le zone di lavoro, la barricaia, la bottaia. Un progetto all’insegna della sostenibilità, che sta riscuotendo enorme interesse anche all’estero.

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