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IL SONDAGGIO DI WINENEWS.IT: SANGIOVESE, BARBERA, NEBBIOLO … I VITIGNI AL TOP IN ITALIA

Sondaggi & Tendenze
Un grappolo di Sangiovese

Il Sangiovese, la Barbera e il Nebbiolo, “simbolo” delle due regioni leader dell’enologia italiana, Toscana e Piemonte, sono al vertice del sondaggio sui vitigni più famosi, realizzato da www.winenews.it , uno dei siti italiani d’informazione del mondo del vino, condotto tra 987 enonauti (su 4450 registrati al sito Internet). Nella “top 10” ci sono a seguire Lambrusco, Montepulciano d’Abruzzo, Aglianico, Dolcetto, Nero d’Avola e, al decimo posto, a pari merito, Tocai e Sagrantino di Montefalco. Questo sondaggio consacra la “nouvelle vogue” italiana, le zone emergenti che negli ultimi anni hanno elevato a livelli qualitativi altissimi la loro produzione proprio valorizzando i vitigni autoctoni, in particolare, l’Abruzzo, la Campania, l’Umbria e la Sicilia. Scorrendo la classifica, tra i 48 vitigni più significativi e famosi d’Italia, è poi la volta del Greco, del Primitivo, del Verdicchio, del Vermentino, dello Zibibbo, del Teroldego e del Marzemino.
Il sondaggio di www.winenews.it è nato dalla considerazione che, nel nostro Paese, esiste un’enorme varietà di vitigni (sui 1000), dei quali solo 320 vengono coltivati (con i restanti che sono a forte rischio estinzione). L’effetto globalizzazione non sembra infatti risparmiare il mondo del vino: i vitigni internazionali, Cabernet e Merlot in testa, si stanno trasformando nei “McDonald’s” dell’enologia, dando origine spesso a vini omologati che hanno lo stesso gusto in qualunque parte del mondo. “Meno male che in difesa delle produzioni agroalimentari tipiche dei territori d’Italia si sono schierati tanti paladini (basti pensare a Slow Food con l’operazione dei Presidi) - hanno spiegato nelle loro e-mail numerosi “enonauti” di www.winenews.it - E adesso, lo stesso meccanismo, può e deve essere fatto anche per i vitigni". Nelle loro risposte, gli “enonauti” hanno quindi sottolineato “un forte desiderio di riscoperta delle varietà autoctone: senza ovviamente demonizzare i vitigni internazionali, ci si deve rendere conto che solo valorizzando certe tipologie di nicchia si avranno vini di una ricchezza olfattiva e gustativa a cui ormai non siamo più abituati. C’è voglia di nuovi profumi, di sfumature di sapore, delle molteplici sfaccettature che si possono ottenere solo differenziando la produzione, e soprattutto credendo nei vitigni di casa nostra. Negli ultimi tempi produttori intelligenti e appassionati hanno rilanciato con un forte impegno alcuni vitigni tipici, soprattutto nel Sud, che rappresenta il più ricco serbatoio del Paese. Ma la strada da fare è ancora lunga, e lo sforzo deve accomunare istituzioni, università e produttori affinché gli antichi vitigni vengano recuperati e studiati per poterli poi coltivare e vinificare al meglio”.

LA CURIOSITA’: DA GORIZIA LA CROCIATA PER “SALVARE
GLI ANTICHI VITIGNI ITALIANI”

Partirà da Gorizia la crociata - lo slogan è “Salviamo gli antichi vitigni italiani” - per difendere il grande patrimonio viticolo d’Italia, a rischio di estinzione. L’occasione è “Ruralia”, dall’11 al 14 ottobre, ed in particolare una sorta di “veglia” (il 12 ottobre) per raccontare in parole e musica la storia degli antichi vitigni italiani, minacciata dall’omologazione del gusto, sempre più orientato verso un massiccio utilizzo di varietà internazionali. Ad orchestrare la “veglia” sarà Paolo Frola, cantastorie dei vini, insieme alle testimonianze di alcuni amici del mondo del vino e dello spettacolo: dal “guru” degli antichi vitigni e docente di viticoltura all’Università di Milano, Attilio Scienza al direttore dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, Antonio Calò, dall’umbro Marco Caprai, che ha riscoperto il Sagrantino di Montefalco, alla trentina Elisabetta Foradori, che ha investito sulle potenzialità del Teroldego. Ed ancora i produttori Massimo Bernetti della marchigiana Umani Ronchi, Girolamo Guicciardini Strozzi, Luigi Folonari …

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