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Il Venerdi' Di Repubblica

La sfida del Trentino: 50 milioni di bottiglie puntando sul piccolo ... Lo sapevate che in Trentino c’è il mare? Ve ne accorgerete risalendo il corso dell’Adige lungo l’Autobrennero da Avio (bellissimo il castello, bellissima l’azienda San Leonardo del marchese ecologo, Calo Guerrieri Gonzaga, che produce uno dei più grandi rossi d’italia: il San Leonardo appunto) su verso la Vallagarina (provate i vini di Luigi Spagnolli o di Castel Noarna) e poi fino a Mezzolombardo e, ancora, nella Piana rotaliana (qui opera Elisabetta Foradori, l’ambasciatrice del Teroldego), per giungere alla Val di Cembra, dove le pergole s’avvolgono sui colli fino al cielo. E’ un mare che cambia colore secondo le stagioni e ora ha onde con i riflessi dell’oro e del corallo. E’ un mare di vigne. Per piccola che sia la provincia di Trento, è uno dei giacimenti enologici più importanti d’Italia: 9500 ettari, qualcosa meno di diecimila campi da calcio ... La Cavit, che associa 5400 viticoltori, “controlla” 7 mila ettari di vigneto e riceve il vino da 13 cantine, producendo 50 milioni di bottiglie per un fatturato di 236 miliardi (il 60 per cento realizzato fuori d’Italia), ha avviato una rivoluzione che porta a un compromesso enoico: fare grandi quantità con altrettanta qualità. Come? Riscoprendo le antiche usanze della civiltà rurale trentina e mettendo al centro della produzione del maso. Che è qualcosa di diverso di una fattoria: è la famiglia che si fa tutt’uno con la terra che coltiva. Sfruttando l’orgoglio di chi ancora ha il maso la Cavit ha elaborato un progetto di qualità che è stato prima sperimentato al Maso Torresella e poi esteso ad altri poderi. A dire la verità qualcosa di simile lo aveva anticipato Fausto Peratoner, direttore della cantina La Vis – una di quelle che conferiscono parte della loro produzione alla Cavit – il primo a fare la zonazione dei terreni della sua cooperativa e il primo ad etichettare con la scritta Maso Roncador una produzione esclusiva di Muller Thurgau. Anche da quella esperienza è partita la Cavit per costruire il suo compromesso enoico. Si tratta di questo. I tecnici in stretto rapporto con l’Istituto di San Michele all’Adige, uno dei più prestigiosi in fatto di ricerca vinicola – hanno studiato i terreni dei masi e hanno deciso quali erano i vitigni che meglio crescevano su ogni podere, poi hanno steso i disciplinari , cioè le regole di produzione dei vini, che sono stati consegnati alle 13 cantine che vinificano per conto della Cavit. Il risultato di tanto lavoro è che ora il gigante cooperativo riceve un vino selezionato e controllato dalla zolla alla botte ...

Spumanti: la guerra delle bollicine ... Non solo vino. Trentino vuol dire anche, sempre di più, spumante. E la cantina Mezzacorona, altro gigante enologico, puntano ala leadership del mercato con il loro Rotari, base chardonnay. La Cavit risponde con il Firmato, metodo classico a base chardonnay, e con il Graal (chardonnay e pinot Nero), nentre la Cantina La Vis, che già produce l'Arcadia, ha acquistato la Cesarini Sforza, una delle più antiche case spumantistiche d'Italia. La battaglia dunque si fa frizzante, anche perchè lo spumante Trento Doc (massimo rappresentante il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore della Cantine Ferrari, di proprietà della famiglia Lunelli) è ritenuto una delle punte di diamante dell'enologia italiana.

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