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Il Venerdi' Di Repubblica

La bottiglia - E in cantina la Campania torna ai tempi dell’Impero. Le aziende non consegnano più l’uva all’industria, ma producono in proprio. Come la Famiglia De Lucia … Forse si può stabilire con una certa precisione il momento di svolta dei vini campani: dai primi anni Novanta. Per curiosità, siamo andati a rivedere le vecchie guide: fino all’89 le aziende segnalate non arrivano a dieci, oggi sono molte decine. Quasi tutte con lo stesso percorso: avevano le vigne ma non la cantina, conferivano le uve all’industria o alle cantine sociali. Con l’ultima generazione, lo scatto d’orgoglio: queste terre davano grandi vini ai tempi dei Romani, perché non ora? Tra i buoni esempi, i De Lucia: Carlo sceglie la via della qualità quando i figli, Cosimo ed Enrico, finiscono gli studi e sono dalla sua parte. Dal ’93 specializza il vigneto (15 ettari a Falanghina e Aglianico) e costruisce una cantina ben attrezzata. Succosa, fragrante, solare, a Falanghina (bianco che raccoglie simpatie anche fuori regione). Nobile, strutturato, nitido l’Aglianico, che nella annate migliori esce pure nella versione da singola vigna e si chiama Murellaia. Questo è il 2001 (niente 2002): rubino carico alla vista, intenso il bouchet (frutti rossi e neri maturi e golosi, lievemente balsamici) e sapore potente, su trama tannica evidente, ma fine, ricco di sensazioni e convincente … Sui 19 euro.

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