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Il Venerdi' Di Repubblica

Vino globale, una realtà da mandar giù … Non so se voi che mi leggete apprezzate il buon vino. Ma anche se siete astemi vi siete accorti, probabilmente, che ormai il vino buono si produce dappertutto. Fino a qualche tempo fa la vinificazione di alto livello sembrava monopolio dei francesi. Altri Paesi europei, tra cui il nostro, si segnalavano con prodotti di qualità, provenienti da alcune fortunate regioni, Valle della Mosella in Germania, Piemonte o Toscana in Italia, però i loro vini non erano altrettanto famosi, altrettanto apprezzati. Adesso il buon vino si produce in tutto il mondo. Hanno cominciato, se non vado errato, i californiani. Poi sono venuti i sudafricani. Adesso qualsiasi supermercato offre vini cileni e argentini, rumeni e australiani. Non sono un esperto, e ammetto che vi possano ancora essere differenze tra un Paese e l’altro. Resta il fatto che i vinificazione di buona qualità si è globalizzata.

Parlo qui del vino perché si tratta di un prodotto con quale si ha un rapporto quotidiano. Ma il discorso può essere allargato ad un infinita varietà di beni. E il progresso delle nazioni extraeuropee è impressionante. A metà del Novecento i giapponesi non sapevano produrre un automobile, e mandavano negli Stati Uniti i loro squattrinati ingegneri, che prendevano alloggio in pensioni a buon mercato, per imparare. Adesso un’industria giapponese, la Toyota, contende alla General Motors il primato mondiale. Fino a qualche anno fa i cinesi producevano solo giocattoli e magliette. Adesso si cimentano nella siderurgia e nell’elettronica, comprano grandi società negli Stati Uniti. L’avanzata del Terzo Mondo è impressionante. Possiamo ancora chiamarlo Terzo? Gli euro-americani hanno un titolo di gloria: sono gli inventori della tecnologia moderna. La scintilla dell’invenzione è scoccata negli Stati Uniti e in Europa, gli altri sono stati bravi a copiare. Ma gli allievi, talvolta, superano i maestri. Abbiamo cominciato parlando di vino, siamo arrivati ai congegni elettronici. Si tratta di fenomeni geopolitica e geoeconomici scarsamente controllabili. Ma proprio per questo sono patetici color che credono di resistere, e di cambiare il corso degli eventi con qualche legge o leggina sull’importazione. Finchè durerà la capacità inventiva dei nostri Paesi si potrà mantenere una certa iniziativa e quindi, sia consentito usare la parola, una certa superiorità. Poi, veramente, saremo tutti uguali. (arretrato de "Il Venerdi' di Repubblica" del 7 ottobre 2005)

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