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Il Venerdi' Di Repubblica

La bottiglia - Un Greco di Tufo che nasconde viaggi e molto studio. Un bianco di grande finezza che nasce dalla volontà di due fratelli. E ci svela il cuore profondo dell’Irpinia ... Il turismo del vino e l’agriturismo, stanno portando la gente in luoghi che prima conosceva solo leggendo le etichette. Era ora: nomi che diventano paesaggi, monumenti, altra gente. Così il Greco di Tufo diventa Tufo, il cuore della Doc irpina. Qui, nell’800 e fino al 1972, funzionavano le miniere di zolfo, e si sa quanto lo zolfo sia utile in viticoltura.
Stefano De Marzo, dopo la laurea in agraria e enologia a Firenze, dopo lunghi soggiorni in altre regioni d’Italia e in Sud Africa, Nuova Zelanda e così via, è tornato a Tufo. Con l’aiuto della sorella Maria Concetta, in soli tre anni ha messo a frutto quello che aveva sperimentato. I vigneti (6 ettari) hanno da 30 a 70 anni e sono piantati a Greco, ma ora Stefano ha affittato un altro piccolo podere per un futuro Fiano. Basse rese obbligate. Abbiamo assaggiato i due vini disponibili.
La selezione di Greco Raone 2004 (da vendemmia ritardata: affascinante) e questa versione base. E’ un bianco di grande finezza, che smentisce chi giudica degni di nota solo i bianchi del Nord. Paglierino luminoso, profumato di fiori bianchi, è elegante e pieno, equilibrato, fragrante e nitido … Sui 9/10 euro. Gianni e Paola Mura

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