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Il Venerdi' Di Repubblica

E dopo California e Cile prepariamoci al vino cinese ... La cultura del vino conquista l’Asia. Ha cominciato il Giappone, esigendo da Air France ogni anno un Boeing 747-cargo stipato solo di bottiglie di Beaujolais Nouveau, esattamente nello stesso giorno in cui il vino novello fa la sua apparizione nei bistrot parigini. Ora dietro il Giappone spuntano mercati ancora più grandi. In Cina sono ormai lontani i tempi in cui l’unico vino era l’alcol di riso, dolciastro e servito caldo. I consumatori cinesi più ricchi - già oggi molte decine di milioni - snobbano anche il vino locale a buon mercato ma di qualità modesta, come la marca “Grande Muraglia”. L’élite cinese ha decretato che saper scegliere e gustare il vino è uno status symbol, il segnale di appartenenza a una classe raffinata e cosmopolita. Nei ristoranti di lusso delle metropoli cinesi si trovano ormai sommelier e carte dei vini di tutto rispetto. A Shanghai gli hotel a cinque stelle organizzano giornate di degustazione dei vini, attirando anche un pubblico giovanile. A Pechino la Maison de France ha le sue bancarelle che espongono in permanenza su una delle vie più commerciali del centro, dove i vini transalpini vengono offerti in assaggio. L’India non è da meno: il consumo del vino cresce del 33 per cento all’anno e nessuno più si sogna di berlo con ghiaccio e soda come se fosse whisky (una gaffe frequente ancora pochi anni fa). Ma conquistare questi mercati giganteschi non sarà facile. Insieme alla consueta leadership dei francesi, cresce una concorrenza locale che ci darà del filo da torcere. Dietro le case vinicole asiatiche - solo in India ne sono spuntate trenta - spesso ci sono capitali e know how occidentali. In Cina il gruppo Moet & Chandon investe massicciamente nell’acquisto di terreni per trovare i luoghi ottimali di produzione. I francesi e anche qualche intraprendente italiano puntano a ripetere il “miracolo californiano”: ancora vent’anni fa pochi credevano che la West Coast americana avrebbe raggiunto l’eccellenza; tra vent’anni forse sarà la “Grande Muraglia” a sorprenderci.

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