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Il Venerdi' Di Repubblica

L’Europa dice addio ai vini Doc: e ora attenti a chi ce li dà a bere ... Una normativa Ue cancella le etichette che garantiscono la provenienza delle uve. I produttori insorgono: “Così il Brunello si potrà produrre anche in Australia”. E il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia si prepara alla guerra dei calici... Salvo ripensamenti della Ue, la prossima sarà l’ultima vendemmia di vini Doc, ovvero con denominazione di origine controllata. Con loro, andranno in pensione anche quelli Docg e Igt (con denominazione d’origine controllata e garantita e a indicazione geografica tipica), tutti marchi sinonimo di alta qualità. Una normativa comunitaria uniforma infatti la disciplina dei marchi enologici in Europa. Alle nuove norme sopravviveranno solo i marchi Dop (denominazione di origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta), che però non garantiscono il legame con il territorio dell’intera filiera.
“È la fine” dice Valentino Valentini, presidente del circuito europeo delle Città del Vino, che copre il 90 per cento delle produzioni italiane Doc. “ La nuova classificazione dà importanza al nome del vitigno e non al luogo in cui si coltiva: un australiano potrà piantare il Brunello e vendere bottiglie con quel nome”.
Ma se c’è chi teme l’invasione dell’Amarone sudafricano o del Recioto americano (Città del Vino ha scritto alla Ue chiedendo di cambiare rotta), altri (Coldiretti e Confederazione italiana agricoltori) confidano in un’interpretazione elastica delle regole.
Il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia promette intanto “tolleranza zero contro le frodi”, spiega che l’Italia “è contraria alla svalutazione dei vini con forti legami territoriali” e assicura che lavorerà per “un quadro normativo nazionale che esalti le nostre denominazioni”.

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