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Il VenerdÌ Di Repubblica

Se è buono, pulito e giusto il cibo è in Movimento ... Giovani agricoltori, cuochi, artigiani e studenti di tutto il mondo si impegnano per un’alimentazione sostenibile. Dicendo di no a chimica e globalizzazione... Giovani, impegnati, quasi sovversivi. Gli attivisti dello Youth Food Movement (la rete internazionale di agricoltori, cuochi, artigiani e studenti che si battono per la diffusione dei cibi buoni, puliti e giusti) si danno appuntamento al Lingotto Fiere di Torino il 23 ottobre, per il primo Terra Madre Eat-in dedicato al futuro dell’alimentazione sostenibile. Incontri, degustazioni, tavole rotonde intorno ai temi cari alla filosofia slow: biodiversità, globalizzazione, territorio. C’è chi viene dall’Olanda, come Jan Robben, produttore di fragole di qualità Lambada, grandi e saporite, coltivate in maniera tradizionale, più costose di quelle standard e quindi evitate dai grossisti. C’è chi invece parte alla ricerca di rari cibi indigeni, come Pavlos Georgiadis, etnobotanico e socio-biologo greco, che studia i sistemi di produzione tradizionali nelle aree tribali di Cina sudoccidentale, Thailandia del Nord e Himalaya indiano. E chi, in Italia, si ostina a produrre ottimo vino in maniera naturale e biologica, nel rispetto dell’ambiente e limitando al massimo l’anidride solforosa, la sostanza chimica comunemente utilizzata per la conservazione. Enrico Di Martino, 28 anni, dopo la laurea in Agraria all’Università di Padova ha rilevato Cascina Belmonte (www.cascinabelmonte.it), la piccola azienda vitivinicola di famiglia a Muscoline, vicino al Lago di Garda, nel Bresciano. Il giovane produttore ha messo al bando gli insetticidi e i trattamenti per l’uva, e i suoi vigneti vengono concimati con il letame delle vacche allevate in loco. “Dove arriva il mercato globale basato solo sul prezzo” spiega Di Martino “non c’è altra soluzione che aprire le porte all’agroindustria: chimica, omologazione, aziende di grosse dimensioni. Per fare un’agricoltura ecologica e sociale occorre che le comunità acquistino i prodotti sul territorio, remunerandoli per quello che valgono veramente”.

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